Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Il lago dei cigni», una favola di balletto dalle languide melodie

Fonte: La Nuova Sardegna
14 novembre 2011

 
Torna il celebre capolavoro romantico di Ciajkovskij con la grande compagnia di Kiev. Repliche fino al 19




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI.  Torna uno dei balletti romantici per antonomasia, «Il lago dei cigni» di Ciajkovskij, unico appuntamento quest’anno con la grande danza per la Stagione del Lirico. E l’interpretazione nientemeno è quella del Balletto dell’Opera di Kiev, fra le più importanti e rinomate compagnie di danza al mondo, per la prima volta sul palco del Comunale. Dopo il debutto di giovedì, la messinscena proseguirà fino a sabato 19 (alle ore 19), coinvolgendo fra i protagonisti alcune delle più illustri étoile dell’Opera di Kiev.
Si alterneranno infatti sul palco del teatro Comunale nelle varie recite replicate sino a sabato 19 Natalya Matsak (10, 13, 16, 18)/ Olga Golytsia (12, 15, 17, 19) nei ruoli di Odette/Odile, e Denis Nedak (10, 13, 16, 18)/ Sergey Sydorsky (12, 15, 17, 19) in quello del principe Siegfried. Per quanto concerne invece la coreografia, l’ispirazione sta nella più alta tradizione di scuola russo-sovietica, attingendo da una parte alle versioni di Lev Ivanov e Marius Petipa, e dall’altra a quella d’un celebre allievo di quest’ultimo, Aleksandr Gorskij.
Una dimensione tersicorea che dà perciò più risalto alle masse che non ai solisti, ricostruendo il balletto in una prospettiva più corale e quasi epica.
Piuttosto classici, sontuosi ed eleganti sono poi i costumi e le scene di Marija Levickaja, a riprodurre un’ambientazione convenzionale fra Medioevo e Rinascimento che, senza dubbio, riflette la più canonica delle atmosfere fiabesche. Ma proprio ciò è in fondo «Il lago dei cigni»: una fiaba, per quanto suscettibile, soprattutto in alcune versioni, di sotterranee interpretazioni psicanalitiche. Il libretto, che conobbe svariate modifiche, fu scritto da Vladimr Begicëv e Vasilij Gelcer, tratto da un soggetto di Johann Karl August Musäus nel racconto «Der geraubte Schleier» (Il velo rubato) e ancor prima nei «Volksmärchen des Deutschen» (Racconti popolari dei Tedeschi, 1782-86).
In questo allestimento, a guidare l’Orchestra del Teatro Lirico è il direttore ucraino Allin Vlasenko, abile ad esaltare in vario modo la partitura, ne restituisce appieno tutto il sapore tipicamente ciajkovskiano, fra le melodie languide e malinconiche, le fanfare e i valzer di festa, le sbarazzine miniature di colore, le sequenze più tragiche o le trionfali apoteosi.
Vlasenko dipinge il suo «Lago» dosando per bene le dinamiche, sfruttando al meglio ogni risorsa timbrica di cui, in effetti, la compagine del Lirico è magistralmente capace.
Un particolare plauso va al primo violino Gianmaria Melis nei celebri “a solo”, per chiarezza d’intonazione, declamazione vivida e luminosità di suono. Ma non meno sarebbero da segnalare anche l’ottimo primo violoncello, l’arpa, e la sezione delle percussioni sempre rutilante e di strepitoso impatto acustico.