La Marina si divide sula movida. Da un lato il documento preparato dal comitato “Rumore no grazie”, che si scaglia contro i locali, colpevoli di riempire la zona di “frotte di ubriachi” e che verrà presentato il 17 al sindaco Massimo Zedda e all’assessore Barbara Argiolas (Attività Produttive). Discusso ieri sera insieme ad una settantina di residenti, ha diviso anche i partecipanti all’assemblea: i veri problemi sono altri, hanno detto alcuni, come sicurezza e parcheggi. Sull’altro lato delle barricate i gestori di bar e ristoranti finiti nel mirino: siamo in regola, replicano. Intanto ecco alcune richieste del comitato: fine della ristorazione e della mescita all’aperto nei quartieri di Marina e Stampace, stop agli impianti di “dif - fusione musicale” nei locali pubblici e privati privi di insonorizzazione, sanzioni pesanti contro i gestori per “stroncare i comportamenti di grave turbativa della quiete pubblica”, blocco del rilascio delle autorizzazioni per l’apertura di nuovi locali nel centro storico, anticipo dell’orario di chiusura per bar e circoli, niente via libera per “manifestazioni incompatibili anche per ragioni di sicurezza” come il festival Marina Cafè Noir e la Ztl di 24 ore per i residenti. Ninni Caboni abita in via Napoli: «Le vere difficoltà sono i parcheggi e la sicurezza. Abbiamo paura ad uscire di notte, di tutto questo nel documento non c’è nulla. Adesso con la “Ban - carella d’oro” toglieranno i parcheggi di via Roma, sarà un macello». Antonello Piras residente in via dei Mille: «Non possiamo andare contro il diritto di fare impresa. Bisogna chiedere quello che si può ottenere e pretendere il rispetto delle regole». Che esistono e sono chiare. Come spiega Raimondo Carboni del Caffè Savoia: «Esiste un’ordinanza specifica per gli orari di chiusura. È la numero 283 del 26 aprile del 2000. Prevede che dal 15 aprile al 15 ottobre possiamo tenere aperto fino alle tre, il venerdì, festivi e prefestivi e gli altri giorni fino alle due. Per il resto dell’anno fino alle due nel week end e fino all’una durante la settimana. È triste, vogliono riportare il quartiere indietro di vent’anni quando era un dormitorio e non ci veniva nessuno». Francesca Ortalli