Un pranzo leggero al ristorante di Pomata, conosciuto da tempo dal presidente, amante della vela e dell'isola di Carloforte, prima della partenza nel primo pomeriggio. A questo incontro informale con Massimo D’Ale - ma, attuale presidente del Copasir (il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), ieri a Cagliari per tenere una lectio magistralis sul tema della partecipazione politica, ha presenziato una buona fetta della sinistra regionale. Nel locale di viale Regina Margherita, tra gli altri, c'erano Giampaolo Diana, capogruppo Pd in consiglio regionale, Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari, il sindaco Massimo Zedda, Emanuele Sanna, senatore del Partito democratico, i deputati Pd Giulio Calvisi e Amalia Schirru e Silvio Lai segretario del partito in Sardegna. Chi c’era dice che non si è parlato di politica, ma di «tutt’altro». D’altra parte, anche in mattinata, D’Alema non si era voluto soffermare sulla politica regionale, se non con un riferimento all'atteggiamento subalterno tenuto dal governo Cappellacci «rispetto ad Arcore o a Milano, o comunque ai centri di interesse economico che stanno lontano da qui». Da Roma, ha detto D’Alema, è stata riservata in questi anni poca attenzione alle realtà del sud come la Sardegna, colpite da tempo da un processo di deindustrializzazione che sta portando al totale smantellamento del loro tessuto produttivo: «Il governo –ha detto il presidente – ha gravemente sottovalutato la portata della crisi globale, e l’impat - to che sta avendo sulle zone più sensibili. La Sardegna, in particolare, è stata vista soltanto come un territorio di conquista » . Prima dell'incontro che si è tenuto nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza, D’Alema ha parlato a lungo, invece, della situazione nazionale, sottolineando il fatto che ormai «l’esecutivo non è più in grado di far approvare niente se non pone la fiducia: semplicemente il governo non esiste più». L’ex presidente del Consiglio ha quindi indicato le uniche possibilità per il paese: «Siamo di fronte ad una scelta: o un governo di emergenza, fondato sulla responsabilità comune delle forze politiche, oppure si deve andare ad elezioni». Qualunque strada si decida di percorrere, secondo D’Alema, il Partito democratico è pronto. E nel caso in cui si decida di tornare alle urne, il presidente pensa ad un’alleanza che coinvolga le attuali forze all’opposizione: «Siamo pronti ad una coalizione progressista e moderata che vada oltre il centrosinistra e comprenda anche il terzo polo». Non è il Pd, dice D’Alema, che deve avere paura del voto: «I risultati delle ultime amministrative, anche in Sardegna - conclude - dimostrano che si sta manifestando uno spirito di cambiamento nel Paese». E proprio il reale significato del cambiamento e la necessità di partecipazione alla politica della cittadinanza sono stati l’argomento principale della lectio magistralis tenuta dal presidente. Ridefinire il modello di partito, bilanciare l’inevitabile personalizzazione della politica con il rafforzamento delle assemblee di eletti, tentare di dare forma al disagio delle giovani generazioni per evitare che sfoci nell’antipolitica. D’Alema ha elencato i punti necessari a riavvicinare i cittadini alla politica, e ha rivendicato l’im - portanza dei partiti «la cui mediazione resta indispensabile per scongiurare il populismo». Gli altri nodi da affrontare sono, secondo D’Alema, la formazione della classe dirigente e la libertà dell’informazione, che deve essere al servizio dei cittadini. Davanti ad una platea formata da giovani dei consigli comunali e provinciali e delle associazioni culturali isolane, ma anche da tanti esponenti di spicco del Pd, D’Alema ha tratteggiato il percorso ideale per una nuova politica: un L’AFFONDO L’ex presidente del Consiglio contro Regione e Palazzo Chigi: «Sottovalutata la gravità della situazione» percorso fatto di primarie, di riorganizzazione del partito, e di uso della rete per stimolare la partecipazione, soprattutto della fascia giovanile, ad un progetto condiviso che affronti problemi concreti. Pur senza riferimenti diretti, ha indicato un cammino molto simile a quello fatto da Massimo Zedda (anche lui presente per buona parte dell’incontro) che, proprio sull'onda dello «spirito di rinnovamento » è diventato sindaco. Al termine del lungo intervento del presidente si è aperto il dibattito e non sono mancate le domande, così come le critiche, degli studenti e dei militanti più giovani del suo partito presenti in sala. Michele Salis