Via Dante. Tuvixeddu
La Regione può davvero cedere una palazzina abitata da 14 famiglie all'impresa Cocco che, in cambio, rinuncia a costruire a ridosso di Tuvixeddu?
Nella diatriba tra inquilini e giunta regionale (gli affittuari giurano esista un vincolo che impedisce la cessione, in quanto l'edificio sarebbe destinato a scopo sociale; i politici replicano sostenendo che «l'immobile è libero da vincoli o oneri di qualsivoglia natura»), fa ora la sua comparsa all'orizzonte una nuova bega di carattere legale che certo non aiuta a svelenire un clima già abbastanza elettrico, vista la contrapposizione tra Regione e Nuova Iniziative Coimpresa sull'altro versante del colle.
Ieri l'avvocato Luigi Sanna, legale dei condomini della palazzina al numero 105 in via Dante, ha inviato al governatore Renato Soru, all'assessore all'Urbanistica Gianvalerio Sanna e all'assessore ai Beni culturali Maria Antonietta Mongiu una lettera nella quale si conferma che lo stabile non si può vendere, che la permuta viene ritenuta ingiusta e che, in ogni caso, si dovrebbe portare a loro conoscenza i termini del contratto. Il tutto senza tralasciare l'ipotesi di «azioni a tutela dei propri diritti». Insomma: se ne potrebbe riparlare in Tribunale.
La lettera è chiara: «L'edificio, di originaria proprietà della famiglia Asquer e ceduto alla Regione nel 1981, è sottoposto a vincolo d'inalienabilità così come specificato nel testamento di Amelia Gallina vedova Asquer». Proprio quanto sostenuto mercoledì da Antonio Volpi, presidente dell'associazione Peppino Asquer: «Il vincolo dell'utilizzo a scopo sociale esiste e speriamo venga rispettato dalla Regione. Il conte voleva che le sue proprietà fossero messe a disposizione dei più deboli». Quindi, 200 euro d'affitto al mese: privilegio definito «eccessivo» dallo stesso Volpi, che però aveva auspicato «soluzioni non dolorose, la Regione trovi un altro immobile».
Ma alla convinzione della Giunta che «l'immobile è libero da vincoli», risponde la lettera dell'avvocato Sanna: «Gli inquilini hanno più volte chiesto alla Regione di poter acquistare gli appartamenti; richieste sempre puntualmente respinte proprio per questo vincolo». In ogni caso «se anche la Regione potesse vendere, questo non pare conforme ai principi di solidarietà e tutela dei cittadini cui dovrebbe ispirarsi la pubblica amministrazione: mettere sulla strada 14 famiglie per scongiurare un contenzioso con un privato. Ci sono tanti anziani che, se fossero costretti ad abbandonare le loro case, non avrebbero possibilità di trovare un alloggio dignistoso». Quindi, ecco «la protesta contro una decisione ingiusta», la richiesta «di riconsiderare l'opportunità e legittimità della cessione» e la riserva di «esperire ogni azione a tutela dei propri diritti».
12/09/2008