Beni demaniali ceduti dallo Stato nel 2008
un ricco patrimonio da 200 milioni di euro sparso tra La Maddalena e Marina Piccola
L’accordo è stato firmato nel marzo del 2008. L’Agenzia del Demanio appose la fatidica firma sull’atto di cessione di un ricco elenco di beni demaniali che lo Stato non aveva mai “passato” alla Regione. Beni sparsi per tutta la Sardegna, da nord a sud, per la quasi totalità proprietà militati che hanno richiesto la sottoscrizione di un accordo diprogramma con il ministero della Difesa. Nel patrimonio ottenuto dalla Regione figurano l’ex arsenale e l’ospedale militare di La Maddalena, che in quel periodo era al centro del progetto di riconversione dell’Isola in vista del G8 poi dirottato a l’Aquila. La firma prevedeva anche la cessione del ClubMeddi Caprera e dell’aeroporto Venafiorita di Olbia, scalo militare utilizzato anche per il traffico civile prima della costruzione dell’aeroportoCosta Smeralda.Semprein Gallura, della Regione è diventata la base militare che l’esercito americano ha gestito sul Monte Limbara sino a metà degli anni novanta. Sempre al Nord, ma in Provincia di Sassari, la Regione acquisiva l’intera borgata di Fertilia. Nel cagliaritano, invece, ecco diventare “sardi” 18 ettari tra Su Siccu e La Playa, LaSella del Diavolo eMarina Piccola,senza dimenticare il magazzino dell’Aeronautica in viale Sant’Avendrace. E via discorrendo con il centro abitato di Gairo, per larga parte abbandonato a causa di una frana, e gli ospedali San Giovanni di Dio e militare di Cagliari. Il tutto, per un valore che al tempo venne stimato in circa duecento milioni di euro. Tre anni fa, alla firma dell’accordo, si prevedevachequei beni sarebbero stati subito al centro di investimenti adeguati affinché venissero convertiti e utilizzati in maniera proficua. Invece, si è rimasti al palo. Nei giorni scorsi il tema è finito al centro di una polemica tra il presidente della Regione Ugo Cappellacci e il suo predecessore Renato Soru. Secondo il capo dell’esecutivo, quei beni sarebbero utilizzabili solo dopo che la Regione abbia riconosciuto una contropartita di 56 milioni di euro allo Stato sotto forma di servizi da versare in cambio della cessione.Unosforzo di poco conto, secondo Soru, che la Regione non sarebbe stata in grado di compiere nonostante l’importanza della posta in palio. Nei fatti, quel patrimonio ereditatodaormai tre anni è ancora del tutto inutilizzato e solo formalmente appartiene al patrimonio della Regione che, di fatto, non può ancora farne l’uso che ritiene. (f.g.)