Dal ministero spiraglio sul regime dei canoni, forse l’àncora di salvezza per gli imprenditori invischiati nel contenzioso
CAGLIARI. La realtà del porto canale di Cagliari è il contenzioso sulle aree che il Cacip ha venduto nel 2008 e che la Capitaneria di porto ha dichiarato demaniali nel giugno del 2010. Dopo il sogno a occhi aperti coi progetti degli studenti di Cagliari che hanno immaginato una zona industriale a ridosso del terminal bella da vedere fin da Castello, la doccia fredda della realtà: «Il porto canale è bloccato dal contenzioso sulle aree, a causa del quale ci sono anche imprenditori che rischiano di fallire. Grazie ai miei collaboratori - spiegava ieri Massidda - e alla sensibilità di alcuni funzionari ministeriali, stiamo aprendo un discorso per intervenire sui costi degli affitti, affinché chi vuol venire in Sardegna a investire lo trovi conveniente. Questa possibilità servirà forse a ridurre alcuni dei contenziosi in corso sulle aree del porto canale». Il tema del canone infatti potrebbe aiutare a comporre il conflitto con Grendi, la società che ha costruito quasi del tutto un capannone industriale nel terreno comprato nel 2008. «Inoltre stiamo cercando contatti con il Cacip - ha continuato Massidda -. La legge ci impone il conflitto, ma speriamo che, per il bene della città, ora che la via di soluzione è solo quella della giustizia civile, tutti si mettano a ragionare, sto trovando per esempio attenzione e disponibilità da parte dell’avvocatura dello Stato. Nutro un cauto ottimismo».