Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

E gli islamici pregano: «Liberatela, era lì per aiutare»

Fonte: La Nuova Sardegna
31 ottobre 2011



A Cagliari il sit-in contro il terrorismo e la violenza dei musulmani che vivono nell’isola




CAGLIARI. I musulmani che vivono in Sardegna (circa tremila a Cagliari, 900 dei quali praticano la religione) chiedono la liberazione di Rossella Urru e degli altri cooperanti sequestrati nell’area desertica meridionale dell’Algeria la settimana scorsa da un commando di terroristi. Lo hanno ribadito con la mobilitazione organizzata a Cagliari ieri mattina al Bastione Saint Remy. In segno di rispetto e solidarietà hanno sospeso i festeggiamenti della Festa del sacrificio che sarà celebrata solo con riti religiosi. Tanti cittadini hanno aderito e con loro numerosi amministratori del Comune capoluogo e dell’amministrazione provinciale, esponenti del centrosinistra. Con loro molti sardi di altri centri e una delegazione di cittadini di Samugheo, il paese d’origine di Rossella dove alcuni giorni fa si è svolta una fiaccolata notturna di solidarietà organizzata dal parroco don Alessandro Floris che anche ieri ha dedicato parole di speranza alla ragazza della sua parrocchia. «Auguriamo con tutto il cuore di riaverla libera perché possa vivere i suoi ideali e realizzare la sua missione», ha auspicato ieri l’Arcivescovo della diocesi Arborense Ignazio Sanna.
«Abbiamo promosso questa iniziativa per dire ancora una volta che anche gli islamici sono contro la violenza e i fatti terroristici. Quello contro la giovane cooperante sarda è un gesto di odio compiuto da estremisti e colpisce ancora di più il fatto che la vittima sia una ragazza», ha osservato Sulaiman Hijazi, presidente dell’associazione islamica El Hoda, che ha lanciato un appello per la sua liberazione: «È un fatto ingiusto contro chi va in Africa per portare aiuto».
Rossella si trovava nella zona dei campi profughi del popolo Saharawi, a sud dell’Algeria, al confine con le zone occupate, per dare aiuto ai bambini che soffrono disabilità, parlare con le loro famiglie e trasferirli in Italia, in prevalenza in Sardegna, per essere assistiti, curati e istruiti. Lo fa soprattutto l’associazione “Pizzinnos de su mundu” di Nuoro, presente anche ieri alla mobilitazione con alcuni dei ragazzi del Saharawi ora ospiti nell’isola.
«Siamo qui per testimoniare la nostra vicinanza alla comunità musulmana e dire no alla violenza, ma anche per lanciare un appello alla rimozione del silenzio - commenta Michele Piras, coordinatore regionale di Sel -. La preoccupazione è forte, di fronte a vicende di questa gravità non si hanno informazioni».
Omar Zaher è palestinese, vive e lavora da oltre trent’anni in Sardegna, nella sua attività privata è un informatore scientifico, in quella pubblica è consigliere provinciale a Cagliari per l’Idv: «Siamo contro queste azioni che chiudono la possibilità di dialogo. La comunità islamica è qui proprio per dimostrare l’integrazione con il popolo sardo. La nostra rabbia per il rapimento di Rossella è grande, esprimiamo solidarietà alla famiglia e vogliamo dire che non tutti i musulmani sono uguali. Purtroppo c’è chi mischia la religione con la politica per provocare violenza».
Era stato alla fiaccolata del suo paese, del quale è stato sindaco a lungo e non è mancato all’appuntamento in piazza Costituzione, Emanuele Sanna, che esalta di nuovo la particolarità di Rossella e dei suoi familiari: «Alla scorciatoia di un accesso facile in un Comune e o in una Asl ha preferito la missione profonda quanto difficile di aiutare quel popolo».
Il gesto criminale è stato condannato anche dai Tuareg del Mali con un messaggio di solidarietà inviato l’altro ieri al padre, alla madre, ai fratelli di Rossella. Claudia Zuncheddu, consigliere regionale di Indipendentistas, medico specialista in malattie tropicali, è spesso nel Mali, paese confinante con l’area calda dell’Algeria. Qui, con la sua associazione Azalai, ha sostenuto i progetti di scolarizzazione che hanno coinvolto circa 700 bambini, molti dei quali stanno concludendo ora la quinta elementare per accedere alla sesta classe. «Stiamo lavorando con le relazioni possibili attraverso quei popoli per trovare una via d’uscita in tempi rapidi», dice la Zuncheddu. In questa zona desertica è quasi certamente tenuta prigioniera Rossella dalle bande criminali che hanno fatto irruzione dieci giorni fa nel campo profughi vicino a Tindouf.
«In questa occasione si valorizza il desiderio di dialogo che le comunità straniere presenti in Sardegna e nella nostra provincia confermano ogni giorno con il loro inserimento nei criteri di legalità, di coesistenza - osserva l’assessore delle Politiche sociali della Provincia di Cagliari Angela Quaquero -. Ma soprattutto oggi lo fanno con questa partecipazione che è anche un messaggio diretto a chi, nei loro Paesi, può capirli e favorire la liberazione della ragazza». Ma quello da abbattere è un muro ancora troppo grande: «Credo dovremmo lavorare - auspica Angela Quaquero - per costruire un grande rapporto di sviluppo con quei Paesi della sponda Mediterranea. Altrimenti non uscriremo da queste dinamiche impazzite». (g.p.m.)