Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Carte false e raggiri in un Ottocento contemporaneo

Fonte: La Nuova Sardegna
25 ottobre 2011



La prima nazionale di «Lupi e pecore» del Teatro di Sardegna, regia di De Monticelli




ROBERTA SANNA

CAGLIARI. La coscienza? Lasciamola ai filosofi. Non è roba per truffatori, né per chi piega morale e legalità a favore dei propri interessi. E’ il tema chiave dell’allestimento «Lupi e pecore».
Lo spettacolo diretto da Guido De Monticelli per il Teatro di Sardegna è andato in scena sino a domenica in prima nazionale al Massimo dando il via al progetto «A Mosca a Mosca». Scritta a fine Ottocento da Aleksandr Ostrovskij, considerato il fondatore con Gogol, della drammaturgia russa, nonché fustigatore del mondo provinciale, tra debiti e raggiri di mercanti, proprietari e intermediari. Protagonisti che ritroviamo in «Lupi e pecore», allusione all’attitudine a sbranare o essere sbranati, presentati al primo atto, in una non brillante introduzione. C’è chi si trova in mano una cambiale in bianco e imbroglia, ma “con sentimento”, chi lo fa, ma pensando ai poveri, salvo poi far penitenza e digiuno, chi si limita a chiedere prestiti per berseli all’osteria. Tra carte false, sorrisi, e abili manipolazioni dell’altrui volontà, il ritmo della commedia decolla in un gustoso secondo atto, con l’arrivo da Pietroburgo di un uomo d’affari ben più raffinato di maniere e raggiri. Gustosissime nei dialoghi e nell’interpretazione le due scene di seduzione della giovane senza dote verso il ricco e anziano “pancione”, e dell’affascinante affarista verso la bella, ricca e poco sveglia vedova, che accompagnano fino alla resa dei conti finale.
Nella scenografia minimale di Arianna Caredda si apprezzano le interpretazioni di Mariagrazia Sughi, Meropa, possidente decaduta che fa buon uso del proprio potere, sfruttando gli imbrogli offerti da Cugunov (un efficace Paolo Meloni) e da suo nipote Goreckij (simpatico falsario ben reso da Marco Spiga).
Da anziana mestatrice vorrebbe sistemare l’insulso nipote Apollon (ben ridicoleggiato da Luigi Tontoranelli) con Evlampija, vedova, e da lei stessa già maritata, di un ricco possidente, delicatamente interpretata da una seducente Mariagrazia Pompei.
Sarà però l’abile Berkutov a conquistarne consenso e patrimonio. Compreso il terreno su cui passerà presto la ferrovia transiberiana: anche avere le informazioni è potere. Si sistema da sé la parente povera della Meropa, la furba Glafira (bella prova per la giovane Valeria Cocco), che riuscirà nell’impresa di farsi sposare dal vecchio giudice Lynjaev (al quale Corrado Giannetti offre moti di disarmante tenerezza) fino all’ultimo convinto sostenitore del celibato.