Allo studio nuove ipotesi sulla gestione del traffico dei crocieristi in porto
Servono fondali più profondi di quanto sarà alla fine il molo Ichnusa: ecco perché si pensa a un’altra collocazione
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Domenica alcune centinaia di dipendenti della nave crociera da 4.300 turisti a bordo ferma in porto ha approfittato della pausa per scendere a terra e comprarsi qualche capo di abbigliamento. Ma non c’erano negozi aperti. L’autorità portuale si prepara a chiedere maggiore impegno alla città e studia nuove ipotesi di accoglienza già in porto.
«Cagliari ormai è una realtà nel mondo delle crociere - dice Piergiorgio Massidda, nuovo presidente dell’autorità portuale - la sua crescita è stata notata ovunque, ai primi di dicembre si insedia il nuovo comitato portuale e porterò una serie di proposte per coinvolgere operatori economici e rappresentanti istituzionali nel rilancio del porto storico e in azioni di miglioramento dell’accoglienza ai crocieristi. Questo si accompagna agli sforzi davvero apprezzabili degli uffici tecnici dell’autorità portuale per accelerare ancora di più i cantieri della seconda banchina del porto canale, un’opera che ha molto a che fare col rilancio del porto storico perché in questo scalo potranno essere trasferite tutte le rinfuse (merci sfuse) e gran parte del traffico ro-ro (merci sui camion) che ora occupano le banchine di via Roma. Nel rispetto del lavoro fatto dai predecessori qui in autorità portuale, intendiamo accelerare tutto quello che possiamo». La fretta ha una motivazione sullo sfondo: il boom del numero di crocieristi nel corso del 2011 nasce, anche, dalla preferenza accordata dai viaggiatori a rotte sicure come quelle del Mediterraneo italiano; mete storiche quali Tunisi sono state scartate per le note vicende politiche. E’ stata un’occasione che ha fatto conoscere Cagliari e dintorni, piaciuti, pare, a chiunque sia venuto. Insomma: bisogna correre a offrire qualità adesso che il mondo degli armatori guarda al capo di sotto della Sardegna con interesse mai riscontrato prima. E qui cominciano i problemi. Per accogliere le navi grandi come città servono profondità delle acque del porto e un terminal dedicato al sistema crociere. Lo scavo del molo Ichnusa è uno dei tormentoni cominciato ai tempi della gestione Granara, dove si costruì un terminal senza prima aver scavato il fondale, col risultato che il terminal è ancora oggi quasi tutto chiuso ma in compenso viene frequentato dai vandali. Il tema dello scavo è stato affrontato dalla gestione Fadda, che ha portato a conclusione le procedure burocratiche su ogni aspetto, compreso lo smaltimento dei fanghi di risulta. Ma tutto questo probabilmente non basta più. Le navi da crociera che, quando arrivano in porto, dimostrano la loro enorme dimensione, hanno bisogno di fondali non a misura stretta del loro scafo, motivo: se lo spazio d’acqua tra la carena e il fondale è ridotto al minimo, anche se la nave «ci passa» i problemi di manovra sono notevoli. Così le nuove grandi navi, quelle che interessa conquistare, preferiscono saltare la tappa oppure, come sta succedendo adesso, vengono dirottate su un molo diverso (Rinascita, che già di suo senza scavi ha 12 metri pieni di fondale). Il neo presidente dell’autorità aspetta una relazione tecnica dove l’intero problema viene sviscerato e quindi il nuovo comitato portuale potrà decidere se Cagliari deve imbarcarsi in lavori (il bando è già pronto) che faranno del molo Ichnusa un attracco da navi crociere di capienza medio-alta, ma non potrà essere destinazione dei giganti del mare entrati nel mercato in queste ultime stagioni i cui armatori, invece, guardano a Cagliari con crescente interesse. Da qui segue un’ipotesi di lavoro, nuova anche questa, per il terminal crociere: quello attuale, che nella realtà del progetto originario è un edificio polifunzionale, viene aperto a un uso cittadino, mentre il terminal per i crocieristi si costruisce dove questi scendono adesso (al molo Rinascita), l’ipotesi sta acquistando terreno anche perché un altro terminal, nel piano regolatore varato di recente, è già previsto.
STRATEGIE
L’obiettivo diventa l’«home port»
CAGLIARI. C’è un obbiettivo, si chiama «home port»: perché il sistema crociere faccia crescere l’economia turistica è necessario anche che i passeggeri comincino la loro crociera nel Mediterraneo partendo da Cagliari. Se gli armatori fanno base qui, significa che qualunque turista deve arrivare a Cagliari, magari pernottare uno o più notti e poi salire sulla nave da crociera. L’aeroporto è molto vicino, il traffico dei voli low cost è garantito, i tassi di occupazione dei posti letto alberghiero non sono alti, gli economici e gradevoli bed&breakfast sono proliferati: insomma, c’è la possibilità di attirare i crocieristi e far girare un’economia attorno a questi movimenti. Ovviamente il livello dell’accoglienza deve essere adeguato, e l’adeguamento riguarda anche il livello dei prezzi praticati quando il crocierista deve viaggiare fino alla destinazione Cagliari e poi ci trascorre uno o anche due giornate. Servono pacchetti completi e serve anche una città che diventi un tutt’uno storico-artistico-monumentale capace di concentrare in un solo biglietto tutte le necessità di pagamento dell’accesso ai luoghi da visitare. Meglio se abbinate anche al trasporto pubblico. Anche questo è allo studio, ma c’è urgenza di prove pratiche.