POETTO. Nell'edificio dormono anche tossicodipendenti e senzatetto
Una famiglia di rumeni vive nell'ex ospedale
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L'idea gli è venuta qualche settimana fa, dopo un'estate passata a dormire nella sua Volkswagen Passat. Lui, la moglie Ionela, i figli Mario e Michela. Quattro anni il primo, due la seconda, entrambi nati a Cagliari. Così ha scavalcato il parapetto di una delle finestre dell'ex ospedale Marino, al Poetto, e in una delle stanze del piano terra ha messo per terra un paio di vecchi materassi. «Non sapevo dove andare, era la mia unica possibilità di dare un tetto a loro», racconta Costel in un italiano reso ancora più incerto da un timore: «Non voglio che si sappia che vivo qui. Ho paura per me e soprattutto per i miei bambini».
OSPEDALE MARINO OCCUPATO Ventisei anni, rumeno, fino a luglio viveva in un campo nomadi abusivo in via Gherardo delle Notti. Insieme ad altri connazionali aveva occupato vecchie stalle e magazzini in un terreno ai margini di viale Monastir. Tre mesi fa, dopo lo sgombero, ha iniziato a dormire in macchina con i bambini e la moglie. Che ora aspetta il terzo figlio. A consigliare di occupare una stanza del vecchio Marino è stato un amico italiano. Così Costel, ogni notte, entra da una delle finestre del piano terra insieme alla famiglia. Spesso dopo una giornata di lavoro a Dolianova, dove raccoglie pomodori e, ultimamente, olive. Ovviamente in nero.
LE MINACCE Costel racconta anche di essere stato minacciato da alcuni tossicodipendenti, che nei giorni scorsi sono entrati nel rudere dell'ex ospedale per drogarsi lontano dagli sguardi dei (pochi, in questo periodo) frequentatori del Poetto. E allora, per qualche notte ha avuto paura («soprattutto per i miei figli») e ha ripreso a dormire nella sua Passat station wagon Che per alcuni versi è meglio di quel che resta della vecchia “Colonia Dux” sulla spiaggia cagliaritana. Dove i corridoi sono tappezzati di calcinacci, le stanze sono mangiate dalla salsedine e in alcuni casi dal fuoco. L'ultimo incendio è stato appiccato in una stanza al piano terra con una bomboletta spray, probabilmente per riscaldare l'ambiente. Ma a Costel e famiglia va bene lo stesso, anche se aggiunge: «Vorrei una casa vera, ma non me la posso permettere».
VARIANTE URBANISTICA Il rudere nel frattempo aspetta ancora il via libera per essere ristrutturato. Dopo un lungo tira e molla nelle conferenze di servizi, ora bisognerà aspettare che il Comune approvi la variante al Puc per trasformare l'ex ospedale in un centro di riabilitazione per sportivi e anziani. L'ultima previsione parla di almeno «sei mesi», come disse venti giorni fa l'assessore all'Urbanistica Paolo Frau. Fino ad allora, il vecchio Marino continuerà a far da casa per Costel e i suoi bambini. ( m.r. )