I nostri soldi
La lotta all'evasione fiscale si fa sempre più aspra. Nel 2011 controlli a tappeto
Martedì il debutto. La sperimentazione partirà subito
Evasori e tartassati: il doppio volto degli italiani nel 2011. Da oggi ancora più “controllati”. Obiettivo: stanare chi non paga le tasse. La lotta all'evasione nel 2011 diventa guerra senza confine, che non conosce beati o peccatori. La fame di risorse e la percentuale di evasione che contraddistingue l'Italia dagli altri Paesi ha acceso la miccia al ministero del Tesoro, che in tandem con l'Agenzia delle entrate guidata da Antonio Befera, ha aggiunto munizioni all'arsenale già a disposizione dello Stato.
Una di queste è il redditometro: misurerà la corrispondenza tra reddito dichiarato e spese effettuate, puntando l'attenzione su alcune voci. Verrà presentato martedì e subito dopo partirà la sperimentazione. Auto, barche, immobili, iscrizione ai circoli, viaggi: ogni tassello servirà per dire qualcosa del contribuente. Questa misura, insieme con le nuove regole sulla tracciabilità e con le altre norme fiscali messe in campo per combattere l'evasione, secondo l'economista Ugo Arrigo (Bicocca), «avranno l'effetto di allontanare dall'Italia gli investitori».
COSA È IL REDDITOMETRO Si tratta di un sistema con circa 100 voci significative di spesa, divise per macrocategorie applicate a undici tipi di famiglia. Il meccanismo, fatto di incroci e pesi dovrebbe essere in grado di misurare la fedeltà fiscale del contribuente.
TRACCIABILITÀ PAGAMENTI Le misure di inasprimento che negli ultimi due anni sono state pensate per stringere il cerchio dell'evasione sono molte. È stata per esempio “rivisitata” la “tracciabilità dei pagamenti”, che affondava le sue radici nel Governo Prodi. Il viceministro all'economia di allora,Vincenzo Visco, pensò a una soglia entro cui fosse possibile effettuare i pagamenti in contanti: 100 euro. Ma il Governo cadde e la misura pure. Berlusconi, subentrato a Prodi, decise di alzare la soglia da 100 euro a 12.500. Obiettivo: evitare che l'Italia «diventi uno Stato di polizia tributaria». Parole sante. Che di lì a poco, però, sarebbero state disattese. Con la manovra 2010 infatti Tremonti abbassa il tetto a 5.000 euro, poi ulteriormente dimezzata nella recente manovra fino a 2.500 euro.
L'ESPERTO Ugo Arrigo, docente di politica economica alla Bicocca di Milano si sofferma proprio sulle parole del premier di tre anni fa: lo Stato di polizia tributaria. «Oggi è peggio», afferma Arrigo, «perché di solito le polizie non fanno ricadere sulle persone inquisite l'onere di dimostrare l'innocenza (salvo nei regimi dittatoriali). Invece il fisco chiede al contribuente di dimostrare di non avere evaso». Un meccanismo contorto, secondo l'economista, innescato dal fatto che «il fisco parte dal presupposto che il cittadino evade e anche se costui riesce a dimostrare la sua onestà, subisce un costo enorme in termini di soldi e tempo spesi».
LO SPESOMETRO Altra misura-simbolo è stata l'obbligo, per tutti i soggetti Iva, di comunicare in via telematica all'Agenzia delle Entrate le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate e ricevute, di importo pari o superiore a 3.000 euro, al netto dell'Iva. La legge prevede che per le operazioni senza obbligo di emissione della fattura, il limite sia di 3.600 euro, al lordo dell'Iva.
La lotta all'evasione si è intensificata cambiando volto al Fisco. «Per renderlo più medievale che moderno», chiosa Arrigo.
Emanuela Zoncu