Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La produttività aumenta con il lavoro a distanza

Fonte: L'Unione Sarda
22 aprile 2008

Nonostante sia disciplinato da accordi sindacali e regolamenti, il telelavoro in Italia stenta a decollare. Eppure, secondo diversi studi e indagini, non solo la possibilità di lavorare a casa, o comunque fuori dalla sede di lavoro, avrebbe un grande consenso tra i lavoratori, ma, soprattutto, pare che abbia un grande impatto positivo sull'umore e sulla produttività.In Italia, salvo alcuni esperimenti posti in essere da grandi società come Poste Italiane, o da qualche amministrazione pubblica, come il Comune di Bologna, i telelavoratori costituiscono solo il 3,6% della forza lavoro contro, prendendo in considerazione solo i dati in Europa, il 16,77% della Finlandia. Nella classifica europea occupiamo il penultimo posto, seguiti solo dalla Spagna con il 2,81%. TELELAVORO Nei Paesi anglosassoni, dove è nata questa tipologia di lavoro in concomitanza con lo sviluppo delle tecnologie informatiche, è chiamato Telework o Telecommute, e costituisce un modo flessibile di lavorare, alle dipendenze o per conto di un'impresa, ma al di fuori della sede aziendale. Per poter parlare di telelavoro, dunque, occorre non solo lavorare in una sede diversa da quella nella quale si trova il datore di lavoro, ma anche utilizzare, per lo svolgimento della propria prestazione, tecnologie dell'informazione e della comunicazione che colleghino lavoratore e datore.COM'È DISCIPLINATO I primi accordi per regolamentare il telelavoro in Italia risalgono al 1994 e consistevano, prevalentemente, in accordi contrattuali aziendali, seguiti successivamente da disposizioni specifiche per le diverse categorie. Dieci anni dopo, nel 2004, Confindustria, sindacati e altre 19 associazioni imprenditoriali hanno sottoscritto un'intesa che recepisce l'accordo quadro europeo sul telelavoro, risalente al 2002. Nell'accordo quadro, nel quale tra l'altro si stabilisce che la possibilità di telelavorare deve essere una scelta volontaria del lavoratore e non una imposizione del datore, si definiscono i parametri e le tutele per i lavoratori. Ad esempio, al lavoratore che sceglie di lavorare presso una sede diversa da quella dell'impresa, normalmente da casa, devono essere garantite le progressioni di carriera, la formazione e tutte le altre iniziative attivate dall'impresa. Chiaramente anche i luoghi che si individuano per prestare il telelavoro devono essere conformi alle norme sulla sicurezza, e questo è ribadito anche nell'ultimo decreto emanato il mese scorso.CARATTERISTICHE Affinché sia possibile attivare il telelavoro, dunque, occorre una delocalizzazione produttiva, che può essere la casa del lavoratore, ma anche i telecentri o i cosiddetti uffici virtuali, una rete informatica di collegamento con la sede principale dell'impresa e, soprattutto, una struttura organizzativa flessibile. FORME DI TELELAVORO In base alle esperienze attuate in Italia e all'estero, oltre al telelavoro a domicilio, che è la forma più utilizzata, ne esistono diverse altre, caratterizzate sempre dal luogo dove si presta l'attività lavorativa. L'Inps, ad esempio, fornisce agli ispettori di vigilanza una valigetta informatica, dotata di computer, cellulare e stampante, capace di connettersi con il sistema informativo aziendale, e attiva un telelavoro mobile. TELECENTRI Se la sede dell'azienda è distante dalla sua abitazione, il lavoratore può chiedere di prestare la sua attività in un telecentro, ovvero in un luogo attrezzato con apparecchiature informatiche e telematiche, adatto per il telelavoro. Dal telecentro entra in contatto con la sua azienda, scarica dati, programmi e quant'altro gli occorra per lavorare. Il telecentro può essere di proprietà dell'azienda, di un consorzio ma anche di un'impresa che affitta i posti ad altre imprese.ROBERTA KAPPLER 22/04/2008