Aperto il cantiere archeologico tra i ruderi della chiesa della Marina, colpita dalle bombe della seconda guerra mondiale
Via agli scavi a Santa Lucia. I soldi chiesti da don Mario Cugusi al Banco di Sardegna (50 mila euro) sono arrivati. E così tutte le autorizzazioni necessarie. E da ieri Marco Cadinu (responsabile del progetto e docente di Storia dell’Architettura nell’Ateneo cittadino) ha aperto il cantiere per lo scavo archeologico in via Sardegna. E il cantiere, interrotto tre anni fa, è ripartito. «Abbiamo a disposizione 50 mila euro onnicomprensivi», spiega Cadinu, «ottenuti dalla parrocchia di Sant’Eulalia grazie a una pratica avviata da don Mario Cugusi. L’attività consiste in uno scavo archeologico su un’area di9metri per 10, nello spazio occupato anticamente dal presbiterio». Cadinu si avvale della direzione scientifica archeologica congiunta di DonatellaMureddu della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano e di Rossana Martorelli docente di Archeologia Cristiana e Medievale in città. Il primo assaggio ha già riportato alla luce una porzione dell’antica pavimentazione seicentesca (mattonelle in cotto quadrate),mapiù sotto potrebbero emergere i resti delle fondazioni più antiche risalenti al XIII secolo. Le prime tracce della chiesa di Santa Lucia risalgono al 1119, prima della nascita della fondazione di Castello e quindi del nucleo del capoluogo. L’edificio viene colpito, ma in irreparabilmente, dai bombardamenti del 1943. Si apre poiundibattito sul destino della chiesa: restauro o demolizione? Ci pensa il piano di ricostruzione post bellica a risolvere la questione. Nel 1947 la Diocesi decide di realizzare una chiesa in via Donizetti (zona di nuova espansione edilizia alla fine degli anni ‘40), ottiene i finanziamenti del Governo per la ricostruzione delle chiese parrocchiali, dice sì alla realizzazione di una piazza al posto della vecchia chiesa. Quella piazza non si farà mai, ma intantodue terzi dell’edificio spariscono: restano in piedi le cappelle del lato destro con gli ambienti soprastanti, la sacrestia, due muri perimetrali e un piccolo tratto della facciata su via Barcellona. Le cappelle vennero murate e i locali da esse ricavati usati per decenni come deposito. L’area diventa un parcheggio e negli ultimi anni una discarica. Nel 2007, grazie a 50 mila euro della Soprintendenza, don Mario Cugusi, parroco di Sant’Eulalia, promuove la sistemazione e il decoro dell’area. L’obiettivo finale (già messo nero su bianco nel piano particolareggiato del centro storico) è quello di rimettere in sicurezza l’immobile, sottoporlo ad un insieme sistematico di opere di studio edi accurato restauro e permettere il recupero funzionale degli ambienti interni, in vista della futura apertura di un info-point di carattere turistico e culturale, collocato all’ingresso del centro storico, alle spalle dei portici di via Roma. L’area sarà quindi adibita a spazio aperto con funzioni di piazza pubblica, pavimentata in lastre di pietra posate su di un banco di sabbia, 70 cm al di sotto dell’asfalto odierno e cioè alla quota di calpestio della chiesa del primo Seicento. L'obiettivo finale è la realizzazione dei un lungo itinerario culturale che comprenda uno spazi libero e a disposizione di tutti i cittadini, reso sicuro e munito di alcune essenziali opere di arredo. (en.ne.)