Monte Urpinu
VIA PIETRO LEO
Il Comune ha dato il benservito all’associazione che gestiva la struttura aragonese: «Non rispettati gli accordi presi con l’assessorato». Il presidente: la colpa non è solo nostra n Sarà utilizzata “in modo più proficuo per la collettività”. Per questo la chiesetta aragonese di via Pietro Leo, ai piedi di Monte Urpinu, è stata tolta all’associazione “I Sardi”, che la gestiva dalla fine di settembre dell’anno scorso. La decisione è stata presa dal dirigente del servizio cultura e spettacolo del Comune, Serenella Piras, che mercoledì ha firmato la revoca della convenzione che prevedeva la “con - cessione in uso gratuito e apertura al pubblico dell’edificio”. L’associazio - ne, presieduta da Alessandro Coco, è giudicata colpevole di non aver rispettato i termini dell’accordo firmato il 24 settembre 2010 con il Comune. La determinazione dirigenziale elenca nello specifico le inefficienze. La chiesa non è stata aperta al pubblico per diversi giorni dal 12 al 17 luglio e il 6 e 7 settembre, senza che qualcuno comunicasse la chiusura al pubblico e al Comune. Inoltre non è stata presentata “a cadenza trimestrale, la dettagliata relazione sull’attività svolta e sul numero dei visitatori”. In più, rincara la Piras, “è mancato lo svolgimento delle attività culturali e didattiche previste nel progetto facente parte integrante della suddetta convenzione”. L’asso - ciazione I Sardi, che avrebbe dovuto svolgere corsi di cucito, di lingua cagliaritana e mettere in campo altre iniziative che avevano giustificato la concessione dello spazio, non avrebbe fatto niente di ciò che aveva promesso. «Abbiamo svolto delle attività», spiega il presidente Coco, «ma è vero che altre, che avremmo dovuto mettere in atto, sono saltate. Ma non per cause imputabili a I Sardi. Ci siamo accorti da subito dell’impossibilità di portare avanti alcuni corsi. Quelli di computer, per esempio: avremmo dovuto mettere a norma l’impianto elettrico, ma non potevamo toccare niente». Giustificazioni che sono state fornite anche all’assessorato alla Cultura, che non le ha ritenute sufficienti. “Le eccezioni”, scrive ancora la Piras, “sono state ritenute irrilevanti perché la struttura è stata consegnata e accettata nelle condizioni constatate nel verbale del primo ottobre 2010”. All’epoca della firma l’associazione, quindi, avrebbe ritenuto idonea la struttura. Se non l’ha utilizzata al meglio le colpe non sono del Comune che, si legge nella determinazione, per questi motivi sfratta I Sardi. Finisce così (forse) una polemica esplosa con l’invito, rivolto all’asso - ciazione Cresia, di far celebrare una messa, in quegli spazi, a don Mario Cugusi. I fari erano stati puntati su Monte Urpinu e nella polemica è stato coinvolto anche Claudio Cugusi, consigliere comunale Pd, fondatore de I Sardi. «Ma non ho incarichi direttivi dal 2003», ha spiegato l’interessato. E. F.