Al via domani la rassegna del Massimo curata dallo Stabile della Sardegna
Con “Pro patria” racconta la Repubblica Romana
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Si apre con il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini la seconda stagione di prosa curata dal Teatro Stabile della Sardegna al Massimo di Cagliari. Con Pro patria - Senza prigioni, senza processi l'attore romano ritorna a Cagliari fresco di debutto all'Auditorium Parco della Musica di Roma e da domani al 14 ottobre (inizio ore 21) porterà su palco cinque figure: un narratore-personaggio che parla in prima persona, due padri, uno di sangue e uno ideale. E accanto due abitanti della prigione che è il luogo dell'azione. Sono un secondino detto “l'intoccabile”, padrone concreto della vita del carcere, e un immigrato africano che dorme cinque minuti ogni ora. “I morti e gli ergastolani hanno una cosa in comune, non temono i processi. I morti perché non possono finire in galera. Gli ergastolani perché dalla galera non escono più”, si dice.
Lo Stabile continua così a puntare su un cartellone che snocciola storie e avventure ancorate alla realtà, ma col gusto di trasfigurarla con divertimento e intelligenza. Tocca a Celestini dare il benvenuto al pubblico con una storia sulle gesta di alcuni giovanissimi italiani che nel 1849 gettarono le basi per idee democratiche che si sarebbero realizzate soltanto un secolo più tardi: Armellini, Mazzini, Saffi, Garibaldi, Mameli, alle prese con quel laboratorio politico e sociale che fu la Repubblica Romana. E Celestini terrà a battesimo anche il ciclo di incontri che accompagneranno alcuni degli spettacoli in cartellone. Si comincia giovedì alle 18 al Minimax. Condurranno l'incontro Cristina Lavinio e Annamaria Monteverdi.
Lo spettacolo prende spunto dalla vicenda esaltante e drammatica della Repubblica Romana, della durata di soli sei mesi, dal 9 febbraio al 4 luglio 1849, un momento fra i più significativi nella storia dell'unificazione italiana, durante il quale si misero alla prova le idee democratiche di stampo mazziniano (suffragio universale, abolizione della pena di morte, libertà di culto, restituzione dei beni ecclesiastici al popolo) che troveranno pieno compimento soltanto un secolo più tardi. Protagonisti di questa breve stagione di libertà furono i giovanissimi Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi, Giuseppe Garibaldi, Goffredo Mameli. «La mia intenzione però non è raccontare la storia di 150 anni fa», precisa l'attore: «Non sono uno storico e non voglio fare una cronaca. Il vero protagonista è un detenuto di oggi, forse degli anni Settanta, che per le mani ha un solo libro da leggere, gli scritti di Mazzini. E così rifacendosi al suo pensiero cerca di ricostruire e dare un senso alla propria storia. I primi anni delle lotte risorgimentali sono stati di lotta armata e galera, Mazzini stesso ha affrontato la detenzione e l'esilio. Per molto tempo è stato ben altro che un eroe della patria, ma un nemico, un terrorista, un personaggio da eliminare. Ma anche un esule, un vagabondo, uno sconfitto. La memoria ci consegna spesso l'idea che i grandi protagonisti della storia siano stati eroi e vincenti, e tuttavia non è così».