Poetto
IL CANTIERE Gli scheletri di cemento armato saranno regalati dai gestori, domani operai al lavoro per prelevare le strutture che hanno accettato la demolizione. Poi partiranno le bonifiche
Anche l’ultimo pezzo se ne va: dei chioschi del Poetto, colpiti da un’or - dinanza di demolizione, non rimane nemmeno il blocco di cemento armato. Sembrava che non arrivasse mai, e invece il giorno così poco atteso dai concessionari, è arrivato. Ieri mattina, intorno alle 6,30, una mega ruspa da 180 tonnellate, è arrivata sul Lungomare e ha iniziato a portare via ciò che era rimasto dei baretti, lo scheletro delle dodici strutture che sono state buttate giù, dalla prima all’ulti - ma fermata. Il cuore, un monoblocco in cemento armato, poggiato sopra l'arenile, posizionato sopra quattro piastre. È toccato prima al Palm Beach, a seguire la Lanterna Rossa, il Miraggio, il Calypso, il Corto Maltese e all'ora di pranzo è stata l'ora del Fico D'India. Entro questa settimana saranno rimossi tutti e dodici, quelli i cui titolari hanno voluto provvedere da soli alla rimozione. Per gli altri potrebbe intervenire il Comune. È bastato un quarto d'ora per portare via ogni prefabbricato. Alcuni curiosi, altri affezionati, sono rimasti a guardare tutta l'operazione, altri sono passati accanto alla immensa gru come se niente stesse accadendo, continuando a fare jogging: l'area è rimasta poi recintata. Non c'è stato alcun problema alla viabilità. Uno a uno, la ditta Greenhouse ha sollevato i blocchi e li ha portati nel piazzale della ditta Geri, dove rimarranno per 30 giorni prima di essere donati alla Protezione Civile. «Potrebbero diventare degli spogliatoi per alcuni campi sportivi», ha spiegato Sergio Mascia, presidente della cooperativa Poetto Service, «il loro valore si aggira intorno agli 8mila euro». Domani saranno portate via i cinque rimasti: mancano all'appello la Sella del Diavolo, il Twist, Dolce Vita, Aramacao e Capolinea. Nelle aree dove sono già stati tarsferiti i prefabbricati, partirà la bonifica. Un lavoro impegnativo affidato alla ditta Greenhouse e La Volpe, che durerà circa una settimana per ogni chiosco. Un grande rastrello con maglie larghe un centimetro, poterà via chiodi, bulloni o eventuali corpi estranei che possono essere rimasti nella sabbia. Il tutto è costato circa 8mila euro a baretto, 30 in meno rispetto a quanto aveva chiesto il Comune. Tutto dovrà finire entro il 31 ottobre. «Faremo anche prima», ha assicurato Mascia. Poi si passerà alla prossima fase: il rilascio della concessione demaniale, per poi avere quella edilizia che consentirà ai gestori dei baretti di montare le eventuali strutture lignee amovibili a partire dal primo marzo, come da accordo (non scritto), con il sindaco Massimo Zedda. I nuovi baretti avranno anche i servizi igienici, mentre per l'animazione, non ci sarà più spazio per i grandi eventi, ma solo piccoli spettacoli. Tutto questo in attesa che il piano di utilizzo del litorale compia il suo percorso. «Per ora vogliamo restituire l'arenile come l'avevamo ricevuto nel 1950», ha concluso Mascia. Monica Magro