Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Michela e l'anoressia: ora la farfalla vola sulle ali della libertà

Fonte: L'Unione Sarda
10 ottobre 2011

La Marzano protagonista al festival Tuttestorie


«L'anoressia è una prigione». Le parole di Michela Marzano, autrice dell'autobiografico “Volevo essere una farfalla” (Mondadori, 2011), arrivano con una carica dirompente agli studenti cagliaritani delle quinte classi del liceo Euclide. Personalità di spicco nel panorama culturale e docente ordinario di Filosofia morale alla Sorbona, la Marzano è protagonista di un incontro che regala un'emozione palpabilissima. E che finisce per coinvolgere i giovani, attenti e silenziosi, nell'incontro fuori programma del festival di letteratura per ragazzi Tuttestorie.
A guardarsi intorno, pensa qualcuno nel fiore degli anni, ci sono non detti da dire e segreti da condividere. Un augurio a parlare, in questa sesta edizione che si chiude oggi a Cagliari (stamattina dalle 10,30 con lo spettacolo di Andrea Bouchard e Mersia Valente; festa finale alle 19,30 con i testi di Bruno Tognolini, Alessandro Olla e le sue elaborazioni sonore, i pupazzi della Compagnia Le Mani e il Piccolo Coro di Sant'Efisio). L'anoressia «è un sintomo, non una malattia. E non riguarda solo le donne», avvisa lei. «Un sintomo perché ci si sente in colpa e arriva in un momento in cui si dice no a tutto e alle altrui aspettative». Schiacchiati dal dovere di essere perfetti e impeccabili. Nel fisico o magari nello studio. Lei faceva una tragedia per un sette sulla versione di latino.
«A volte prendere un quattro o un cinque è segno di salute mentale», racconta tirando poi fuori un'altra parola. «Il controllo. L'idea folle che un giorno saremo in grado di controllare ogni cosa quando si è in grado di rifiutare il cibo. Se posso sopportare la fame chi mai potrebbe farmi del male?». In realtà, a forza di controllarsi, la sofferenza diventa più grande e tutto quanto sprofonda. Il corpo va alla deriva. «Quando si arriva a 33 o 32 chili di peso non si controlla niente». Il suicidio non è tanto lontano. A lei è servita una lunga terapia. E consiglia, davanti al sintomo, di affidarsi agli esperti veri. Parlare con chi possa indirizzare da uno psicoterapeuta capace.
«Quel sintomo corrisponde a un'ideologia contemporanea: riuscire nella propria vita quando si è indipendenti». Per spiegarsi meglio ricorre a Hobbes e al suo “homo homini lupus”. Ma lo fa partendo dalle dichiarazioni in video di Terry De Nicolò, una delle ragazze finite nelle intercettazioni del caso Tarantini: «O sei bella e puoi vendere la tua bellezza o sei racchia e stai a casa. Inoltre dice che, per riuscire, si deve essere pronti a passare sul cadavere della propria madre. Ecco, l'ideologia del più forte e del più furbo, dietro cui c'è il mito dell'indipendenza». Il discorso c'entra con l'anoressia perché si crede di essere forti se non si dipende da nessuno. «Come cerco di raccontare nel libro, più ci si sente così, più aumenta la solitudine. Ma nella vita si deve arrivare a un compromesso tra autonomia e indipendenza: essere me stessa, indipendentemente dallo sguardo degli altri».
Rinunciare alla perfezione, accettare le critiche e anche fregarsene, ma seguire i propri desideri. Fermarsi per bere acqua, dipendere dagli altri. «Ci ho messo quarant'anni a smettere di essere perfetta», ride. Ora è la farfalla che voleva divenire: «Ho scoperto la libertà di essere me stessa».
Manuela Vacca