Gli ambientalisti: «Per gli alloggi si recuperi l’esistente»
Dopo il «no» all’intervento su Terramaini, Italia Nostra e Legambiente chiedono di tutelare i vuoti urbani
CAGLIARI. Da anni si dice che in città vi siano molte case disabitate e che il centro storico sia sempre più vuoto. Ma i progetti edilizi continuano ad andare avanti, prima con le cosiddette «Bs3*» (aree prima destinate a servizi), poi con nuove lottizzazioni. L’altro ieri, però, la maggioranza comunale stoppato un progetto su Terramaini.
La commissione consiliare all’Urbanistica (come riportato ieri da La Nuova) ha detto «no» a un intervento edificatorio in un’area tra Terramaini e viale Colombo per un insediamento di circa duemila e duecento persone. «Meglio riqualificare i tanti alloggi non abitati del centro storico - spiega Andrea Scano, Pd e presidente della commissione che ha bocciato l’ipotesi lottizzatoria - piuttosto che costruire nouve case». Ma altri progetti sono già in fase avanzata. Uno riguarda un’area che si trova tra via Fangario, viale Monastir e viale Elmas. Un altro, più fuori dall’abitato, nella zona di Su Stangioni e, in prospettiva, di San Lorenzo.
«La scelta di bloccare l’intervento a Terramaini - precisa Vincenzo Tiana, responsabile regionale di Legambiente - è un passo importante perché mostra la volontà di rivedere tutta una serie di scelte della precedente amministrazione comunale. Ma probabilmente andrebbe fatto un monitoraggio attento di tutto l’iter autorizzativo relativo ai vuoti urbani che si vogliono lottizzare. Se l’intenzione dell’amministrazione è quella di recuperare l’esistente, come affermato nelle indicazioni programmatiche, molti possibili interventi edificatori andrebbero rivisti. Solo per fare un esempio si consideri l’area che va da viale Marconi a via Mercalli, a tutto l’asse Mediano dove vi sono varie lottizzazioni».
Il problema riguarda: da un latola tutela delle aree pregiate nel rispetto del piano paesaggistico regionale, come sottolineato da Giovanni Dore (consigliere comunale dell’Idv); dall’altro «il rischio di una bolla immobiliare», come afferma Maria Paola Morittu, responsabile per Italia Nostra della tutela del patrimonio monumentale. «Oggi abbiamo - continua - il mercato cittadino della casa in costante flessione e nello stesso tempo si continuano a costruire abitazioni. Tra un po’ ci si accorgerà che la casa non è più un bene rifugio». Per Morittu la classe imprenditoriale è molto carente. «Non capisco come mai non ci siano imprenditori che al posto di costruire, si specializzino nel recupero filologico degli antichi rioni. Questo permetterebbe, con politiche pubbliche adeguate, di rimettere in moto anche settori importanti dell’economia. Invece assistiamo a centri storici, soprattutto nei piccoli centri, trasformati in Disneyland». In città molti rioni si stanno spopolando. «La realtà - prosegue Morittu - è che è mancata una politica abitativa per i ceti più deboli (vedremo adesso come lavorerà la nuova giunta). E così nei centri storici abbiamo assistito alla fuga dei meno abbienti, soprattutto degli anziani, come ad esempio a Villanova, oggi preda di una forte specuazione edilizia». (r.p.)