Rassegna Stampa

Sardegna 24

I babbi alla mensa dei poveri

Fonte: Sardegna 24
7 ottobre 2011

Hanno un lavoro, ma si ritrovano all’improvviso senza casa e con lo stipendio impegnato. Si muovono i Comuni

di MONIA MELIS m.melis@sardegna24.net

Non sono solo nelle grandi città del Nord Italia, ma anche in Sardegna. Sono in padri divorziati che diventano poveri d’un tratto. Quelli che spesso devono pagare alimenti a moglie e figli e vivere fuori casa, pur continuando ad avere le rate del mutuo. E così, capita che qualcuno dorma in auto, non abbia i soldi per ricaricare il cellulare o che faccia la fila alla Caritas. Storie silenziose che finora si sono mischiate a quelle di ordinaria, ed estrema, povertà. Succede nei centri urbani, comeCagliari e Olbia,maaddirittura nei piccoli paesi, dove prima il fenomeno era sconosciuto. Tanto che nel Sulcis, terra di disoccupati, nella cittadina mineraria di Cortoghiana, il parroco aprirà a breve un centro per ospitare questi padri in difficoltà. E pure a Fonni, nel cuore dell’Isola, Comune e associazioni si stanno attivando per avere unposto in cui i genitori soli possano incontrare, dignitosamente, i propri figli. Il caso di Cagliari. Nel capoluogo regionale l’esperimento è già stato avviato: un appartamento nel quartiere popolare di San Michele dove convivevano duepapàseparati e in enorme difficoltà. All’assessore comunalealle Politiche sociali, Susanna Orrù, come già scritto da Sardegna24 arrivano ogni giorno richieste di aiuto. E così si pensa di estendere il progetto, perché oltre agli adulti ci sono i figli da tutelare. Spesso minori. E chi non ha i mezzi, e i luoghi adatti, rinuncia all’incontro che avviene spesso solo il fine settimana. Avolte nei bar o incasa di altre persone. I dati. I papà soli e poveri sono il risultato di due dinamiche: la terribile crisi economica che sta travolgendo l’Isola, il precariato e l’aumento progressivo delle separazioni e dei divorzi. In Italia una persona su tre è in qualche modo coinvolta in un matrimonio fallito, come diretto interessato o come parente. Secondo gli ultimi dati dell’Istat la media sarda resta più bassa di quella nazionale mac’è stato comunque un incremento notevole e progressivo. Dal 1999 al 2008 le separazioni ogni 10mila abitanti sono passate da 7,4 a 11,1. E lo stesso è successo ai divorzi, quasi raddoppiati nello stesso arco di tempo. Sullo stesso campione di popolazione si è passati da 3,6 divorzi a 5,8. Nella quasi totalità delle separazioni è ilmarito a corrispondere l’assegno di mantenimento: una percentuale in leggero calo ma che arriva comunque nel 2009 al 96,7 per cento. Nel 2007 era al 98,8 per cento. Anche la casa viene spesso affidata alla donna equi la sorpresa.La tendenza resta e cresce negli anni: in due anni, dal 2007 al 2009 dal 56,2 per cento al 57,5. Le associazioni. In tutte le province sarde sono attive alcune associazioni che si occupano di papà separati.

Difficile, sottolineano i responsabili, avere dei dati aggiornati,mal’aumento segue quello delle separazioni. SecondoGiuseppeCossu, esponente della no profit “Figli contesi” che cura soprattutto i casi di Nuoro, Sassari e Oristano: «Manca la sensibilità politica nei nostri confronti. Si fa finta di nulla quando ci sono babbi che vivono con poche centinaia di euro al mese, pur avendo un lavoro, e sono senza casa. A volte tornano dai genitori. E poi ci sarebbero tante segnalazioni da fare, soprattutto di mala giustizia ».Lostesso concetto lo ribadisce Roberto Serra, sempre di “Figli contesi”: «Ci sono i poveri di “Figli contesi”: «Ci sono i poveri estremi e chi lavora si trova da un giorno all’altro sulla strada. Ci sono sempre situazioni di disequilibrio tra i coniugi che divorziano: sono quasi sempre gli uominia dover cercareunalloggio alternativo e l’assegno di mantenimento è spesso sproporzionato al reddito effettivo. Anche chi ha uno stipendio dignitoso, mettiamo, di 1400 euro al mese ne deve dare almeno 700 all’ex moglie e ai figli e così ripartire da zero è davvero difficile. Mimetizzati tra i poveri. Non sempre si chiamano le cosecon il proprionome, così capita che finora i casi siano stati archiviati come normale povertà. Per esempio l’associazione MondoXdi Padre Morittu si occupa dal 1980 di tossicodipendenti e persone con disagi. Bruno Porcu è il responsabile del centro accoglienza: «Nelle comunità di recupero abbiamo avuto anche di questi casi. Persone che hanno anche 50 anni con seri problemi di gioco d’azzardo, alcolismo e droga. Ma si tratta di concause, si rompono i rapporti familiari si diventa poveri. Si perde il lavoro, la casa... Tutto». L’analisi. Secondo la sociologa Lilli Pruna è anche una questione del cattivo funzionamento del mercato del lavoro, e ancora, di disparità femminile: «In Italia e soprattutto in Sardegna le donne lavorano meno. E quando hanno una busta paga è quasi sempre più bassa di quella delmarito. Così, in caso di separazione, capita che sia il coniuge che lavora chedebba farsi carico totalmente delle spese».Epoi c’è la questione del precariato: «La discontinuità del reddito non aiuta le coppie: soprattutto nelmomentodella separazione». Eppure le donne riescono a cavarsela meglio, al di là della questione economica, proprio per i rapporti sociali: «Attorno a loro non si forma il vuoto che invece spesso accoglie gli uomini. Tornano dalla famiglia d’origine, hanno sorelle e amiche. E a loro sono affidati i figli». (mo. me.)