LIRICO Condanna a pagare 286mila euro al progettista del teatro, una causa per 80 milioni di lire dovuti da 30 ann
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i numeri 1967 L’anno di assegnazione del progetto per il teatro lirico. 1982 L’anno di emissione delle fatture contestate dal Comune. 1992 L’anno di citazione in giudizio. 2004 L’anno di morte di Pierfrancesco Ginoulhiac.
Una fortuna solo per la moglie e i figli di Pierfrancesco Ginoulhiac, architetto bergamasco che nel 1967 vinse la gara per la costruzione del Teatro Lirico: il Comune, dopo una causa lunga quasi trent’anni, è stato condannato a pagare oltre 286mila euro per il suo lavoro. Ma quei soldi il professionista non potrà goderseli, è morto nel 2004, nel pieno della battaglia legale portata avanti dal fratello Eugenio, avvocato, che non ha mollato l’osso per onorarne la memoria. Quella che si è (forse) conclusa ieri in giunta comunale è una storia di lungaggini giudiziarie, delusioni professionali e colpi bassi amministrativi. Una storia che va avanti da 44 anni.
IL CONCORSO E LA CAUSA Nel 1967 Luciano Galmozzi, Pierfrancesco e Teresa Ginoulhiac vincono il concorso per la progettazione del teatro di via Sant’Alenixedda. Una grande soddisfazione, destinata a trasformarsi in grossa deluzione. Il cantiere del Lirico vive di blocchi e fallimenti e nei primi anni ‘80 il rapporto tra progettisti e Comune si incrina. Ginoulhiac inizia a non essere pagato o a essere pagato in ritardo. Si lamenta, attraverso il fratello avvocato presenta deli decreti ingiuntivi. Nonostante l’incarico non gli sia mai stato revocato, si trova tagliato fuori: da architetto e direttore dei lavori si trasforma in un signor nessuno senza voce in capitolo. Ma con cospicue parti di parcelle arretrate. I decreti emessi dall’avvo - cato non rimangono senza risposta: il Comune, appigliandosi a cavilli legati alle convenzioni, arriva a sostenere che le prestazioni siano state pagate più del dovuto e che non solo i soldi non possono essere pretesi, ma Ginoulhiac.
sarebbe addirittura debitore nei confronti del Municipio. La causa viene presentata al Tribunale di Cagliari nel 1992.
IL VERDETTO E LA DELUSIONE Il fratello avvocato chiede che vengano pagati anche gli interessi maturati nel corso degli anni, circa 80 milioni in tutto. Il processo, che nella controparte vede l’avvocatura comunale, è fatto di scaramucce giudiziarie e rinvii. Fino a maggio di quest’anno, quasi 20 anni dopo la citazione in giudizio, 30 dall’emissione delle fatture contestate e 40 dall’assegnazione dei lavori: il Comune perde la causa e la cifra da sborsare, riconsciuta ieri con delibera di giunta, spese legali incluse, è di più di 286mila euro. L’a rc h itetto defenestrato è morto da sette anni, non avrà soddisfazione. «Soffrì molto per questa vicenda», racconta il fratello, «a causa di queste incomprensioni non è stato nemmeno invitato all’inaugurazione di un teatro che aveva creato lui. Aveva anche sostenuto che avessero cambiato certe cose ma, quando lo disse a un assessore, la risposta fu: il teatro è mio, mi assumo tutte le responsabilità». Enrico Fresu