L’allarme sociale
EMARGINAZIONE Zedda in tv: «Sempre più richieste di aiuto» Padri di famiglia con stipendio rovinati dalle spese per alimenti La Caritas: un fenomeno in crescita. E le strutture non bastano
Giovane, magari con uno stipendio, ma separato: tre elementi che tracciano l’identikit di una nuova classe di poveri cagliaritani. Quelli che, come ha rivelato il sindaco Massimo Zedda nella trasmissione Ballarò, si sono rivolti alle Politiche sociali per avere un aiuto. Costretti a pagare cospicui alimenti alla famiglia per il mantenimento dei figli e che di conseguenza non arrivano alla fine del mese, e sono costretti a dormire in auto. «Vengo dalla provincia di Cagliari », ha detto Zedda in tv, «dove c'è il tasso di disoccupazione giovanile più alto della nazione». Un capofamiglia che guadagna fino a 1100 euro al mese, stretto tra le spese di mantenimento dei figli e quelle legali, si ritrova spesso a dover vivere con meno di 400 euro. E perde anche la casa. «Quella dei giovani senza tetto è una realtà molto più ampia di quello che si immagina», sostiene il presidente della commissione politiche sociali Fabrizio Rodin. «La maggior parte di loro che vivono in auto – prosegue Rodin, «sono separati legalmente: tolte le spese dovute al mantenimento di eventuali figli, non hanno più nulla per vivere o mangiare pur percependo uno stipendio minimo. Le separazioni e i divorzi», continua il consigliere comunale Pd, «dati gli obblighi economici e le spese che determinano, trasformano questi uomini in veri e propri clochard». Quando, dunque, i giovani non possono contare sui genitori che li riprendono in casa, finiscono per fare la fila davanti alle comunità di religiosi per un pasto caldo o un luogo dove dormire. Basta fare un giro nella mensa di ciale Sant'Ignazio, dove ogni giorno, a colazione, pranzo e cena: la Caritas Diocesana ospita centinaia di persone, di cui soltanto il 20% è di nazionalità straniera. Tutti gli altri sono sardi, di cui molti appena separati. «Sono sempre più numerosi i giovani che ci chiedono aiuto», dichiara Don Marco Lai, «da sei anni direttore della Caritas Diocesana. Chi si rivolge a noi ha perso il lavoro, è separato e ha una famiglia da mantenere con un reddito ai minimi possibili per vivere o è sopraffatto da debiti finanziari». La Caritas l'aveva denunciato da tempo, perché le proprie strutture l'avevano rivelata come una delle nuove emergenza nella povertà, dettata dalla crisi, ma anche dalla impossibilità di ricostrursi una vita decente. In città i luoghi adibiti ad ospitare senza tetto non sono sufficienti, soprattutto ora che l’Università ha sfrattato le Suore di Madre Teresa da un edificio in centro città. Furono loro le prime a garantire un servizio essenziale di accoglienza e un pasto, ma sono state trasferite a Sant’Elia e non hanno più possibilità di ospitare nessuno. Ben quaranta posti letto per senzatetto andati persi, di cui trenta destinati a uomini e dieci a donne. Negli ultimi tre anni la povertà sta colpendo centinaia di insospettabili, quelli che dall'oggi al domani hanno perso tutto: lavoro e dignità. «I poveri a Cagliari rappresentano il 47,5 per cento del totale», spiega il sociologo Raffaele Callia, responsabile Servizio studi e ricerche regionale Caritas: «La maggior parte », continua, «sta nella fascia fra i 40 e i 44 anni». Emanuele Piga redazione@ sardegnaquotidiano. it