Rassegna Stampa

Sardegna 24

neo sindaco di Cagliari Zedda non ha inserito nel programma una sola parola sul sardo Eppure è uno d

Fonte: Sardegna 24
6 ottobre 2011

Maestra, lo sa  che siamo     bilingui ?  

Dispersione scolastica e limba (tagliata): c’è una relazione? Gli studiosi dicono di sì Non resta che convincere docenti... e politici

A ncora una decina di anni fa la provincia di Cagliari era in testa alle classifiche della dispersione scolastica. Da un documento dell’Eurispes del 2002 risulta che «la Sardegna detiene il primato nella classifica nazionale del maggior numero di bocciati, con una percentuale del 15,2%; seguono la Valle d'Aosta con il 9,8%, la Liguria con il 9,2%, poi il Lazio e la Sicilia con l'8,8%». Circa la situazione degli ultimi anni, un documento dell’ufficio stampa del Comune di Cagliari riporta, per il 2009: “Risultati positivi: recupero scolastico di ben 33 ragazzi”. Umorismo involontario? Cagliari, come del resto tutta la Sardegna, ha grandi problemi materiali e uno di questi è la dispersione scolastica. La cosa che risalta di più in proposito è la mancanza di curiosità dei linguisti sardi verso il rapporto esistente tra lingua e dispersione scolastica. Che lingua parlano i ragazzi che abbandonano la scuola senza un diploma? Qual è il rapporto tra il fallimento scolastico e la loro lingua? Il lavoro di ricerca di Elisa Spanu Nivola e quello di Maria Teresa Pinna Catte evidenziano come questo rapporto effettivamente esista. Le studiose indicano l’alienazione linguistica come una delle cause principali della dispersione scolastica, e in modo particolare per i ragazzi delle periferie urbane, dove la lingua usata è quasi esclusivamente quell’ibrido indicato con il nome di “italiano regionale di Sardegna”. Nel dibattito sulla limba si può notare come i linguisti che operano nelle università isolane facciano tutti o quasi riferimento all’italiano come alla lingua condivisa da tutti i sardi. Con leggerezza assimilano il loro italiano standard all’ibrido sardo-italiano usato dalla grande maggioranza dei sardi. Eppure, sono stati dei docenti dell’università di Cagliari (Angioni, Lavinio, Lörenczi, Sul senso comune dei Sardi  Culture 24 A a proposito delle varietà linguistiche parlate in Sardegna, nel 1983) a chiarire che i sardi sono convinti di parlare un ottimo italiano, ma che questa convinzione è lontana dalla realtà. Non risulta che i sardi abbiano smesso di dire cose come: “Capito mi hai?”, “Ho visto una donna camminando”, “Non voglio a sbattere la porta”. Questi esempi mostrano che l’“italiano” parlato dallo maggior parte dei Sardi, è poco più di un sardo riflessificato: una lingua ibrida nella quale parole sarde sono state sostituite da lemmi italiani, ma inseriti in strutture grammaticali sarde. E la scuola stigmatizza queste strutture come scorrette. La rinuncia dei sardi alla loro lingua non ha comportato l’emancipazione agognata: quella lingua viene ancora stigmatizzata. Come constatato a loro tempo da Spanu Nivola e Pinna Catte, questo stigma ha conseguenze devastanti sull’atteggiamento scolastico dei ragazzi. Una constatazione assente dagli studi italiani sulla dispersione scolastica, a parte una ricerca su La disoccupazione e l’ignoranza parentali (http://www.psicozoo.it/index. php/2009/08/11/).Che lingua parlano questi “ignoranti”? La situazione sarda non è stata più analizzata dal 1983 (Ines Loi Corvetto, L’Italiano regionale di Sardegna) e dobbiamo ripiegare su studi compiuti altrove da altri, come quelli del linguista Gaetano Berruto (Lingua e dialetto nell’Italia del Duemila, 2006): «A Napoli e dintorni c’è un’ampia zona diffusa, dai confini incerti sia quanto alle strutture che quanto agli usi, con una distinzione assai minore, rispetto a Torino, fra le varietà di lingua e varietà di dialetto, un tipico continuum con sovrapposizioni». La situazione di Cagliari assomiglia di più a quella di Torino o a quella di Napoli? A nessuno interessa saperlo? Il neosindaco di Cagliari Massimo Zedda non ha inserito nel suo programma una sola parola sul sardo e sulla situazione linguistica della città. In fondo non è colpa sua: forse Zedda non sa che quello linguistico è proprio uno dei “gravi problemi materiali” che affliggono Cagliari. Ma come pensa il nuovo sindaco di affrontare il problema della dispersione scolastica? E cosa pensa di fare rispetto al problema, connesso al primo, dell’alienazione linguistica della capitale dei sardi? Tra tutte le soluzioni, quella di mandare tutti i cagliaritani a fare un corso di dizione per migliorare il loro italiano sarebbe la più cara. Mentre sarebbe il caso di ammettere, finalmente, che anche Cagliari è una città bilingue. E comportarsi di conseguenza. *Docente di linguistica presso l’Università di Amsterdam