Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Doppio lavoro, un solo stipendio

Fonte: La Nuova Sardegna
6 ottobre 2011



Il neo presidente Massidda e le aree portuali contese: «Soluzione politica»




CAGLIARI. Non ci si dimette in un giorno dal Senato della Repubblica per andare a fare il presidente dell’autorità portuale, ci sono tempi tecnici e quindi adesso bisogna decidere: il senatore Massidda, durante questi tempi tecnici, continua a stare dove si decide di soldi e di leggi sui porti sardi oppure saluta tutti e viene a godersi l’ultimo sole di settembre nella sua città? Tirato per la giacca accetta di rispondere: sì, faccio l’uno e l’altro, domani passo la giornata in ufficio al porto, lunedì sarò in comitato portuale, c’è la discussione sul bilancio, «è un momento impegnativo, ma questa doppia presenza alla Sardegna è utile, in Senato ho potuto favorire alcuni passaggi che daranno autonomia finanziaria agli scali sardi, l’altro giorno c’era la deroga per gli hub fra cui Cagliari per ricevere finanziamenti che consentano di abbattere le tasse di ancoraggio, insomma visto che posso esserci, ho ritenuto utile non sottrarmi». E’ lo stesso Massidda che arriva al dunque pettegolo: lo stipendio. «Prendo un solo stipendio - sottolinea - lo preciso, anche se è ovvio». La scaletta degli impegni è schiacciante. Per motivi familiari se n’è andato il direttore generale dell’authority, Massidda nel frattempo ha nominato una facente funzioni (Valeria Serra, ex assessore regionale al Lavoro), non nasconde che probabilmente si andrà avanti così perché è il momento di lavorare sodo, Serra ha un profilo professionale «di alto livello» e c’è da concentrarsi sui problemi in ballo. Si comincia dal dragaggio del fondale lungo il molo Ichnusa (urgentissimo, ma la burocrazia è sempre pronta a inventar tranelli), alla spinosa questione delle aree del porto canale ieri all’esame del Tar per il contenzioso tra i proprietari dei terreni comprati dal Cacip nel 2008 e diventati demaniali nel 2010 con l’ultima delimitazione del porto condotta dalla Capitaneria. La situazione è paradossale: chi ha chiuso una procedura di legge dove non si deve decidere nulla ma semplicemente tirare delle righe su una planimetria rischia di passare per quello che ha bloccato lo sviluppo del porto canale. Massidda, che non c’era in città il giorno prima del giudizio (ieri si è tenuta la discussione, la decisione sarà presa successivamente e ci saranno tra i 60 e i 90 giorni di tempo perché la sentenza venga depositata), eredita la spinosa vicenda, per fortuna sua la eredita non ancora aperta (come è successo a Fadda) ma ben chiusa con altre entità che dovranno decidere come risolverla. La conseguenza del contenzioso, però, è tutta sua: 400 ettari di aree di fatto non possono essere utilizzati, «non lo dico da oggi, la soluzione è politica e si misura coi posti di lavoro salvati». (a.s)