Immobili inutilizzati fregatura dietro l’angolo
Cagliari rischia una colossale fregatura. È probabile che tra poco il governo nazionale decida di svendere, per sanare almeno in parte il debito, tutti gli immobili non più utilizzati dagli enti pubblici nazionali. In questa situazione c’è nella nostra città un patrimonio inestimabile di edifici e terreni, situati nei punti più belli di Cagliari, in posizioni strategiche per il futuro sviluppo urbanistico, che, nelle mani del Comune, potrebbe determinare una svolta storica nel destino della città ed un’importante fonte di risorse. Immaginate infatti di poter disporre dei beni militarinonutilizzati, dall’ospedale militare a Calamosca, san Bartolomeo, ad importanti edifici a Buoncammino , ad aree intorno alla stazione ferroviaria, edifici delle saline di stato e via dicendo. Con la piena disponibilità di questi beni si potrebbe disegnare una nuova Cagliari senza più le strozzature imposte dalla presenza ormai inutile ed ingombrante di certi enti statali, programmare un centro storico ed un nuovo fronte mare, riunificare Poetto, Calamosca, Sant Elia ed il lungomare della città in uno splendido disegno di una nuova città. Con un giusto accordo con imprenditori privati il comune potrebbe ricavare importanti risorse, contrattare e governare tante iniziative che creino lavoro e nuoveopportunità per i giovani, per tante piccole aziende oggi sull’orlo del fallimento. Un’occasione che non si è mai presentata a nessun altra città italiana per fareunsalto di qualità straordinario. Tutto questo sembrava a portata di mano, tra regione e governo era in corso una trattativa, che già aveva portato nel 2008 ad un primo protocollo d’intesa col ministero della Difesa che individuava un primo stock di immobili dismessi ed una procedura consensuale per accertare la situazione di altri. Oggi rischiamo di vedere tutto in mano a privati, mentre alComune,secondo alcune ipotesi in campo, andrebbe solo il dieci per cento del valore della (s)vendita. Su questi temi dovrebbe essere convocato per oggi un seminario al ministero dell’economia con la partecipazione di enti locali ed esperti che potrebbe concludersi con la decisione di vendere tutto per far cassa. Ci auguriamo che la Regione sarda sia presente per far valere le sue ragioni ma penso che ci sia di che preoccuparsi: la nostra fragile autonomia non ci mette al riparo dall’eventualità di uno scippo; se è vero, infatti, che lo Statuto sardo prevede all’articolo 14 il passaggio al demanio regionale dei beni dismessiocomunquenonpiù utilizzati, prevede anche, all’art. 54 che tale norma possa essere superata da una legge ordinaria dello Stato, sentito il parere (non vincolante) della regione stessa. Urge una mobilitazione del Comune, dei cittadini e della Regione, ma su questa non c’è da riporre molte speranze, visto che l’attuale maggioranza mi sembra più impegnata a disputare i favori di Roma che a far valere i nostri diritti.