Il cemento armato che si sgretola e le troppe barriere architettoniche
Disabili e accompagnatori: dateci il nuovo stadio
Il Sant'Elia cade a pezzi e questa non è una grande novità. Succede da metà degli anni '90, quando il cemento armato col quale sono state costruite le tribune, ha iniziato a sgretolarsi. Perché? Mancando la copertura (e in presenza di una impermeabilizzazione efficace) quando l'acqua piovana è via via riuscita a infiltrarsi, andando a gonfiare il ferro. Un processo che porta gradualmente allo "sfarinamento" del cemento armato e provoca il fenomeno della caduta di pezzi di cemento armato. Una iattura per i pochi che ancora vedono la partita seduti nella parte originaria dello stadio e non nelle strutture in tubi Innocenti fatte sistemare, 12 anni fa, dalla società rossoblù nel settore dei Distinti e delle curve Nord e Sud. Succede agli spettatori della tribuna centrale (poco male, perché in quel caso la copertura è in legno) e a quelli delle tribune autorità e laterali.
L'ULTIMO EPISODIO L'ultima denuncia è datata alla partita interna col Novara, giocata domenica 19 settembre. A denunciarlo è Angelo, 53 anni, accompagnatore di un disabile sedicenne: «Ho visto con i miei occhi, nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo, un pezzo di cemento armato staccarsi dal cornicione della tribuna e cadere a dieci metri da me e dal ragazzo che avevo scortato allo stadio - racconta - fortuna ha voluto che quel detrito cadesse su una poltroncina lasciata temporaneamente libera. Non ne possiamo più di questo stadio, i tifosi e la città hanno diritto a una struttura comoda e al passo coi tempi».
BARRIERE ARCHITETTONICHE Oggi i disabili sono costretti a uno slalom certamente non agevole per poter raggiungere i posti loro assegnati dalla società in una postazione più centrale della tribuna coperta rispetto a quella originariamente prevista dai progettisti del Sant'Elia, accanto alla porta Maratona e, dunque, alla curva Nord. «Accompagno allo stadio un ragazzo di 16 anni che può accedere solo con le stampelle, a causa di una protesi che gli è stata applicata ad anca e femore, a seguito di un tumore di Ewing - racconta un altro volontario - e il percorso è quasi improponibile: la rampa è piena di scalini e il servo rampa è fuori uso chissà da quando. L'unica soluzione è quella di prendere di peso il disabile e spesso a fare questo ci aiutano le "maschere". Ma è una situazione umiliante, dovuta unicamente al fatto che il Sant'Elia è nato vecchio e inadeguato alle esigenze delle categorie deboli. Ci metto dentro anche donne e bambini».
LE SOLUZIONI Dalla società rossoblù arriva una presa d'atto amara, visto che la situazione è ben conosciuta: «Il Comune ha speso recentemente due milioni di euro per la manutenzione straordinaria delle tribune - dicono dal Cagliari calcio - ma si è trattato di un palliativo. La situazione del cemento armato è così compromessa che ogni manutenzione finisce per essere inutile. La soluzione l'avevamo proposta anni fa ed era quella dell'abbattimento e della riedificazione. L'amministrazione ha fatto un'altra scelta e noi abbiamo progettato il nuovo stadio a Elmas. La speranza è di poterlo iniziare a costruire già alla fine di quest'anno, anzitutto per mettere i tifosi in condizioni non solo di sicurezza ma di assoluta comodità». Un pensiero anche per i disagi che devono sopportare i disabili: «Su loro richiesta li abbiamo messi al coperto e in una posizione più centrale rispetto alla postazione prevista dal progetto, nella quale vedere la partita era praticamente impossibile - chiariscono dalla società - ma il sistema di accessi in questo caso è veramente difficile. Anche a loro diamo appuntamento nel nuovo stadio, dove i 230 posti riservati alle categorie protette saranno comodi e agevoli da raggiungere».
Anthony Muroni