Le accuse vanno dall'abuso edilizio all'occupazione di suolo demaniale
Titolari dei chioschi davanti al giudice il 6 febbraio
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Tutti a processo. I titolari dei baretti finiti sotto inchiesta per gli abusi commessi lungo il litorale del Poetto compariranno davanti al giudice monocratico di Cagliari il prossimo 6 febbraio. Il pm titolare del fascicolo Gaetano Porcu sta notificando in questi giorni le citazioni in giudizio: si procede per fascicoli separati, uno per ciascun imputato, ma appare scontato che una volta davanti al giudice i procedimenti verranno riuniti. Le accuse vanno dall'abuso edilizio, all'occupazione di suolo demaniale, alla violazione della normativa in materia paesaggistica.
VENTI IMPUTATI L'indagine della magistratura coinvolge diciotto chioschi, undici dei quali dovrebbero essere demoliti dal Servizio di edilizia pubblica del Comune entro la fine di ottobre, mentre gli imputati sono complessivamente venti, dodici dei quali difesi dall'avvocato Matteo Pinna. Si tratta di Maurizio Cabras del Noi Due, Anna Frongia del Nilo, Maria Assunta Cabras del Palm Beach, Antonio Congera del Capolinea, Maurizio Marongiu del Twist Bar, Giovanni Cogoni della Sella del Diavolo, Piero Marci del Miraggio, Luigi Lampis della Dolce Vita, Cinzia Erriu del Corto Maltese, Alessandro Murgia dell'Emerson, Maria Giovanna Cossu del Golden Beach, Sandro Angioni del New City Jam, Valter Casula del Bon Ton, Luciano Spiga dell'Oasi, Pierluigi Atzori dell'Aramacao, Santina ed Eliseo Carta della Lanterna Rossa, Sandra Argiolas de Sa Forredda, Sandro Angioni e Donata Ledda dello Zen. L'unico uscito dall'inchiesta è Alessandro Ticca dell'Otium. Per lui il pm ha infatti chiesto l'archiviazione in quanto gli abusi edilizi erano stati commessi dalla precedente gestione e risultavano tutti già prescritti. E tra l'altro Ticca è il solo che ha già demolito il chiosco.
LA SECONDA INCHIESTA Nel frattempo prosegue la seconda inchiesta, a quanto pare ancora a carico di ignoti, che riguarda l'ordinanza con cui, lo scorso 18 aprile, l'ex sindaco Emilio Floris aveva sospeso la demolizione e la ricostruzione dei baretti, giustificando il tutto con motivi di sicurezza. In particolare - era stata la giustificazione - l'esecuzione in piena estate dei lavori di abbattimento e rifacimento dei chioschi nei limiti stabiliti da un'autorizzazione provvisoria, avrebbe creato pericolo per i bagnanti.
VIA ALLE DEMOLIZIONI Dopo alcuni mesi di confusione il Servizio di edilizia pubblica aveva però riavviato l'iter delle demolizioni, mentre il pm Gaetano Porcu aveva aperto un fascicolo per abuso d'ufficio e falso allo scopo di chiarire se l'ordinanza Floris fosse stata adottata in presenza dei presupposti di legge. Il magistrato inquirente aveva anche interrogato in Procura il dirigente del servizio di Protezione civile: oggetto dell'esame il parere espresso durante la conferenza di servizi del 18 aprile dal quale era emerso che i lavori in estate avrebbero potuto causare problemi alla sicurezza delle persone.
Massimo Ledda