Milia accusa: senegalese discriminato da un conducente. Il Ctm smentisce
«È un sequestro». «No, è razzismo al contrario»
Vedi la foto Episodio di razzismo o semplice alterco? Sequestro di persona o normale attesa dell'arrivo dei carabinieri?
Un episodio accaduto l'altro ieri all'interno di un bus Ctm ha sollevato un caso diplomatico che ha coinvolto Graziano Milia, presidente della Provincia e il Ctm, di cui la stessa Provincia è azionista. Differenti le versioni fornite sull'episodio, filmato dalle telecamere del pullman e ora a disposizione dei carabinieri, che dovranno far luce sulla questione sulla quale, per ora, nessuno ha sporto querela.
LA VERSIONE DI MILIA In una lettera inviata a Giovanni Corona, presidente del Ctm, il capo dell'esecutivo provinciale riporta la sua versione, raccontatagli da un collaboratore. «A bordo dell'autobus 8 un senegalese ha chiesto gentilmente all'autista di essere avvisato in prossimità della fermata del cimitero di Monserrato. Già in questa fase l'autista si è esercitato in gratuite ironie nei confronti del ragazzo senegalese, reo, ai suoi occhi, di non riuscire a pronunciare in corretto italiano la parola “cimitero”». L'autobus, giunto alla fermata concordata, non si ferma. Nasce un litigio tra l'autista e il ragazzo, e le porte del pullman, che intanto arriva al capolinea, non si aprono. A chi gli chiede di aprire, dice Milia, l'autista risponde che non può acconsentire alla richiesta perché in attesa dell'arrivo dei carabinieri. «Interruzione di pubblico servizio, violenza privata e magari anche sequestro di persona, sono i reati ipotizzati dal nostro collaboratore».
I passeggeri sarebbero rimasti all'interno del bus per più di mezz'ora e sarebbero usciti all'arrivo di una Fiat Panda, da dove è uscita una persona in divisa aziendale.
LA VERSIONE DEL CTM Diversa la versione del direttore del Ctm, Ezio Castagna: «Il conducente ha dichiarato di trovarsi alla guida del mezzo in via Is Mirrionis, quando un cliente extracomunitario ha chiesto informazioni su una fermata di Monserrato. Il cliente, non conoscendo il posto, ha chiesto di essere avvisato in prossimità di tale fermata». L'autista in effetti non ha avvisato il senegalese, per una banale dimenticanza. «Il passeggero - prosegue - seccato del fatto e riconducendolo ad un atto di razzismo nei suoi confronti, lo ha ricoperto di insulti e minacce. L'autista ha fatto presente nel rapporto che una persona (evidentemente il collaboratore di Milia) si è avvicinata all'autobus e ha intimato in tono perentorio di aprire le porte e far scendere il cliente. Il conducente, spaventato, ha deciso di attendere l'arrivo delle forze dell'ordine». Castagna conclude con una considerazione: «Sono perplesso, non vorrei si trattasse di un episodio di intolleranza al contrario». Un'ipotesi che sembra prevalere anche tra gli investigatori.
Piercarlo Cicero