Debiti e garanzie: incontro interlocutorio tra cda e assessore alla Cultura
Aiuti possibili, ma serve un piano e tagli ai costi
Vedi la foto La Regione è disponibile ad aiutare il Teatro lirico, ma prima occorre un piano industriale che contenga anche una riduzione delle spese, in particolare quelle del personale. La riunione di ieri tra rappresentanti di viale Trento e di via Sant'Alenixedda ha rappresentato un passaggio interlocutorio ed ha confermato che da qui alla fine dell'anno si apre una fase delicata di confronto sindacale per scongiurare il commissariamento.
DEBITO RECORD Il Lirico, come è noto, ha un problema su tutti: un passivo patrimoniale, compreso tra 19 e 20 milioni di euro, cinque dei quali di debiti con i fornitori (che hanno già prodotto numerosi decreti ingiuntivi). Per poter ricominciare a fare una programmazione degna della tradizione del teatro occorre pagare i debiti. Ma oggi molti dei soldi che entrano, circa 24 milioni in tutto, vengono utilizzati per tamponare le falle e pagare il personale (236 dipendenti a tempo indeterminato, 304 con i precari).
RICONTRATTARE I MUTUI L'unica via d'uscita è ricontrattare i mutui (in scadenza al 2015) e dilazionare il pagamento in vent'anni. Per dire sì le banche chiedono che le rate (tra 1,2 e 1,3 milioni di euro all'anno) vengano pagate. Ma la Fondazione del teatro lirico non ha garanzie reali da produrre. Ed è qui che deve entrare in campo la Regione. Come? Assicurando, ad esempio, che se la Fondazione non onora le scadenze è la Regione stessa a versare direttamente all'istituto di credito parte del contributo, oggi circa 10 milioni.
I COSTI DEL PERSONALE Ed è qui che si innesta il problema del risparmio: il 75% del bilancio del Lirico va via per il personale mentre solo il 5% deriva dalle produzioni. Un rapporto assurdo per qualsiasi azienda, soprattutto se produce cultura.
È su questi aspetti che si è concentrata, ieri, l'attenzione delle delegazioni composte, per la Regione, dall'assessore alla Cultura Sergio Milia, dal direttore dell'assessorato Antonio Conti e dal direttore generale della presidenza della Regione Gabriella Massidda e per la Fondazione dal sovrintendente, dal cda (tranne Felicetto Contu) supportato dal direttore amministrativo Pietro Oggianu e dal direttore generale del Comune Cristina Mancini. La Regione chiede un piano preciso, progetti, risparmio e rigore, come del resto ha suggerito la Corte dei conti. Chiede quel piano che finora Gennaro Di Benedetto non ha voluto elaborare perché - ha sempre sostenuto - non sapeva con quali strumenti avrebbe potuto aggredire il debito.
VIA ALLA TRATTATIVA Che cosa si farà? «La verità è che se fosse un'azienda privata bisognerebbe licenziare 50 persone», commenta una fonte anonima. Non accadrà. Ma occorrerà ragionare con i sindacati soprattutto sul contratto integrativo. Lunedì si riunirà il consiglio di amministrazione per tracciare le tappe di questo percorso, che si annuncia difficile.
Fabio Manca