L’area rimane un’appendice di via Garibaldi
PIERLUIGI CARTA
CAGLIARI. Il quartiere Villanova potrebbe diventare una delle zone più attrattive della città. La ristrutturazione diffusa delle abitazioni e le migliorie stradali potrebbero però non bastare per rilanciare economicamente il quartiere.
L’artigianato infatti langue, pur essendo stato fino a poco tempo fa il settore produttivo trainante della zona; e se quarant’anni fa in via San Giovanni si contavano 45 attività commerciali, oggi si contano sulle dita di una mano, pizzeria e gelateria comprese. Ovviamente si tratta di un problema diffuso in tutta la città. «L’azione dei centri commerciali ha plasmato la domanda e anche lungo le vie commerciali come via Manno e via Garibaldi, i negozi che non sono in franchising chiudono uno dopo l’altro - afferma Carboni, ex-presidente della circoscrizione centro storico - le attività di vicinato come barbiere, calzolaio, falegname e ferramenta sono indispensabili, ma pare non reggano alla concorrenza». Carboni sostiene inoltre che «un intervento di sostegno è ormai indispensabile, almeno negli affitti, per chi intende avviare un’attività». Biddanoa ha cambiato fisionomia: via San Giovanni è rivestita in marmo grigio, le vie sono illuminate e la pedonalizzazione è quasi completa. Il turista, esemplare raro durante gli anni scorsi, quest’anno si inoltra spontaneamente nella zona tra via Sulis a piazza San Domenico, fino ai limiti di via San Giovanni; ma manca ancora una caratterizzazione precisa del quartiere. Carboni a tale proposito sostiene che «una condizione imprescindibile per rivalutare tale zona è appunto la creazione di aree pedonali». Neppure via Manno è esente dal trambusto dei veicoli, seppur autorizzati, che la privano del fascino e delle comodità che hanno fatto della Marina un centro turistico. Villanova inoltre, rappresenta ancora un’appendice sotto-sfruttata di via Garibaldi e la sua impronta di sviluppo dovrebbe ruotare attorno all’artigianato, ovvero quelle attività che non hanno un carattere propriamente commerciale ma appunto manuale, come i restauratori, tessitori, falegnami e fabbri. L’omologazione della domanda deriva anche da assottigliamento dell’offerta, ma le risposte si trovano: la titolare del laboratorio di ceramica Manimani in via San Domenico, afferma che «mantenere aperta un’attività simile comporta grandi sacrifici, ma la produzione manuale, soprattuto quella legata alla tradizione sarda, è sempre una tentazione per gli acquirenti».