L’ISOLA SI RIBELLA Neanche i bombardamenti del 1943 hanno fermato il santo. «E non lo faranno certo le bombe di Tremonti», annuncia l’assessore regionale al Turismo Luigi Crisponi
di Marcello Zasso marcello. zasso@ sardegnaquotidiano. it
« Sant ’Efisio non si è fermato neppure quando la città di Cagliari fu devastata dalle bombe», Ugo Cappellacci non prende neanche in considerazione che la grande processione possa essere spazzata via dalle misure anticrisi del governo. «Figuriamoci se migliaia di fedeli e un’intera comunità, quella del Popolo sardo, potrebbero tollerare che per legge si possano dare disposizioni riguardo alla festa del patrono», commenta il presidente della Regione. I rapporti tra la Sardegna è il governo romano sono tesi su più fronti e le mani di Tremonti su Sant’Efisio possono scatenare una reazione ancora più compatta rispetto alle questioni politiche e economiche in ballo tra isola e penisola. «La devozione, la tradizione e l’identità non possono essere messe in discussione o limitate in alcun modo - proclama Cappellacci - il primo maggio la Sardegna si stringerà intorno al suo Santo e nessuno potrà decidere diversamente». Se le misure anticrisi del governo, per quanto impopolari, possono essere accettate per fronteggiare l’emergenza, su alcuni punti sono tutti irremovibili. Se la processione di Sant ’Efisio non è stata interrotta neanche dalle bombe statunitensi del ‘43, «non ci riusciranno di certo le “bombe” di Tremonti», commenta Luigi Crisponi, assessore regionale al Turismo. «Siamo in fase di approfondimento legislativo, per vedere se ci sono delle falle e valutare l’applicazione delle misure previste nella specialità del nostro Statuto. In ballo ci sono tante questioni, alcune apparentemente minori - spiega l’esponente della giunta regionale con delega al Turismo - ma così non si può considerare la festa di Sant’Efisio, per quello che rappresenta non solo per Cagliari, ma per tutta la Sardegna ». Secondo Crisponi niente può fermare la tradizionale processione del primo maggio, uno degli appuntamenti più importanti per l’offerta turistica della Sardegna. «Non possiamo neanche immaginare lo spostamento della festa - aggiunge - quella del primo maggio è una data indelebile segnata nel calendario speciale dell’identità sarda: è immutabile». Il ministro Tremonti ha previsto lo spostamento alla domenica delle festività infrasettimanali, specificando che per quelle patronali più importanti ci potrà essere un’apposita deroga. Ma Sant’Efisio, nonostante le sue 355 processioni, non rientra in quella categoria perché il santo patrono di Cagliari è Saturnino. «Sant’Efisio non è stato preso in considerazione dal governo perché a Roma non c’è nessun ministro sardo», attacca Enzo Costa, segretario regionale della Cgil. La soppressione delle feste se da una parte dovrebbe portare a una maggiore produttività, dall’altra comporta un calo del turismo: fonte di sostentamento primaria per la Sardegna. L’assessore provinciale al Turismo, Piero Comandini, esamina la manovra e afferma che le organizzazioni di categoria hanno stimanto una perdita di 6 milioni di euro per l’industria turistica con l’abolizione delle feste per il 25 aprile, primo maggio e 2 giugno: «Per la Sardegna si tratta di un autentico delitto, considerando che i tre ponti primaverili coincidono con l'avvio della stagione turistica». L’esponente della Giunta Milia si rivolge allora al santo guerriero: «Dopo che per 355 anni la Sardegna si è rivolta a Sant’Efisio, invocandone la benedizione, dovrà ora chiederne anche la protezione a difesa delle azioni sconclusionate di un governo nazionale che non riesce a risolvere i veri problemi dell’Isola? Fatta la legge gabbato lo Santo? Speriamo di no, certo è che Sant’Efisio ha fatto tanti miracoli, chissà che non gliene riesca un ultimo, quello di riportare alla ragione la maggioranza che governa questo Paese».
PRIMO MAGGIO ENZO COSTA (CGIL): UNA SFIDA ALLA STORIA DEL PAESE nNel tritacarne di Tremonti ci finisce tutto: la processione di Sant’Efisio, la festa dei lavoratori e quella per la Liberazione. «Toccare il 25 aprile e il primo maggio è una provocazione vera e propria, una sfida a un pezzo di storia del Paese», commenta Enzo Costa, segretario regionale della Cgil. «Il 25 aprile è la vera festa della Repubblica, il primo maggio è la festa del lavoro - aggiunge - ma, finché esiste l’articolo 1 della Costituzione, bisogna ricordarsi che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro ». Secondo Costa «il recupero della produttività non si ottiene sopprimendo le festività, non è una soluzione ai problemi che sono nati per mancanza di investimenti». Il primo maggio per la Cgil è sacro: «Più che la festa del lavoro in sé, è la giornata che ne celebra il valore». M.Z.