La cederebbe poi alla Caritas, ma c’è il vincolo testamentario del conte “rosso”
L’edificio, oggi in abbandono, doveva essere destinato agli universitari più meritevoli
GIUSEPPE CENTORE
CAGLIARI. Il conte “rosso” si rivolterebbe nella tomba, ma forse la sua memoria non verrà ancora oltraggiata. Villa Asquer, l’edificio di viale Ciusa, oggi in abbandono, di proprietà della Regione, dovrebbe passare, in concessione alla Curia, per approdare alla Caritas per un centro di ascolto. La delibera, pronta dal 1º agosto all’ordine del giorno anche ieri, è stata, per ora, sospesa.
La storia della Villa, splendido edificio con annesso giardino in viale Ciusa, è la metafora della cattiva gestione dei tesori architettonici della città e dell’approssimazione con la quale gli enti pubblici, in questo caso Regione e Università, hanno gestito il loro patrimonio.
Villa Asquer prende il nome dal suo proprietario, l’avvocato Giuseppe Asquer, consigliere regionale dal 1949 al 1961, dove ha rivestito per tre legislature l’incarico di vicepresidente dell’assemblea. Fece parte dei gruppi prima sardista e poi socialista. La sua famiglia, nobile e dalle radicate tradizioni massoniche, aveva considerevoli proprietà immobiliari in città. Asquer morì nel 1962. Il suo testamento prevedeva che la Regione diventasse erede universale di tutti i suoi beni. La disposizione testamentaria a favore della Regione era gravata da un onere, consistente nell’obbligo di realizzare in viale Ciusa un collegio per studenti meritevoli e bisognosi. Una decisione rivoluzionaria, per la Cagliari sonnolenta e bigotta di quegli anni, che vedeva con distacco quel nobile socialista.
Il tempo però continuò a giocare un ruolo decisivo nella vita della Villa. Passarono infatti 24 anni prima che la Regione assegnò alcune borse di studio a livello universitario e di eventuale specializzazione post-universitaria proprio in nome di Asquer. Dovettero passare altri 6 anni, sino al 1991 prima che la Giunta regionale concedesse finalmente lo stabile in uso all’Università, che si propose un obiettivo ambizioso: realizzare un centro culturale nel quale gli studenti italiani e stranieri potessero trovare, oltre ad una sede per l’informazione e l’assistenza, anche un luogo d’incontro per la promozione di attività culturali e sociali. Nel frattempo la Villa era diventato un luogo vivo, con una intensa attività culturale e politica, con teatro e cinema, inaugurata, allora in maniera del tutto “abusiva”, con un blitz dell’Arci, che decise di ripulire uno spazio abbandonato. La primavera di Villa Asquer durò pochi anni, sino alla all’ingresso formale dell’Università, che vi mantenne i suoi uffici per pochi anni.
L’Ateneo installò i servizi relativi all’internazionalizzazione studentesca e al progetto Erasmus. Naturalmente la Villa ed il suo parco diventarono off limits per la cittadinanza, ma almeno rimasero pulite. Tutto risolto? Neppure per idea. A novembre del 2007 l’allora rettore Pasquale Mistretta trasferì quegli uffici servizio a Castello, per avvicinarlo alle altre strutture universitarie. Da quel momento il declino di Villa Asquer fu repentino. L’area diventò rifugio di sbandati e senza tetto, e venne visitata regolarmente dalla Polizia che provvide a cacciare anche gli abusivi che ogni tanto vi si insediavano.
Il degrado della Villa, tesoro architettonico e urbanistico di valore, venne denunciato a più riprese sia in Consiglio comunale che in Regione, ma nessun segnale è arrivato in questi anni dalla Regione, ancora formalmente proprietaria dello stabile.
Adesso la decisione dell’assessore Nicolò Rassu, che ha avuto un inatteso stop proprio in dirittura d’arrivo. Gli uffici hanno pensato bene di verificare se la concessione alla Arcidiocesi in qualche modo possa ledere la volontà del conte Asquer. Una analoga situazione si verificò in passato a Nuoro, e in quella circostanza la Regione perse la titolarità del bene, che tornò in possesso degli eredi del donatore.
C’è da augurarsi che il conte rosso possa continuare riposare in pace. La decisione della giunta, non ancora formalizzata, lo avrebbe fatto sicuramente arrabbiare.