IL CASO. Gli effetti della soppressione della festa del primo maggio sull'evento
Comandini: danni al turismo, il governo ci ripensi
Addio 25 aprile, addio 2 giugno, addio primo maggio. Non saranno più festivi, se passerà la norma proposta dal governo dell'ambito della manovra da 45 miliardi di euro. C'è un problema: il primo maggio non è solo la festa del lavoro ma, per Cagliari, è Sant'Efisio, patrono della città festeggiato da oltre tre secoli e mezzo. Quel giorno potrebbe non essere più festivo e ciò comporterebbe ovvie ripercussioni sulla riuscita della festa, che rappresenta l'apertura della stagione turistica in città e uno dei picchi in termini di presenze di vacanzieri. «Dopo che per 355 anni la Sardegna si è rivolta a Sant'Efisio, invocandone la benedizione, dovrà ora chiederne anche la protezione a difesa delle azioni sconclusionate di un governo nazionale che non riesce a risolvere i veri problemi dell'Isola». Piero Comandini, assessore provinciale alle Attività produttive e Turismo è furente. E attacca, numeri alla mano.
I NUMERI «Secondo il ministro Tremonti la soppressione di queste tre festività sarà in grado di aumentare la produttività e far crescere l'economia reale del Paese. Sfogliando con attenzione le tabelle del suo Ministero», rileva Comandini, «si scopre che cancellando i ponti si guadagnerebbe più o meno lo 0,1% di Prodotto interno lordo. Tradotto in euro si tratterebbe di circa 1,6-1,7 miliardi di euro in più ma l'industria del turismo ne perderebbe 6. Per la Sardegna si tratta di un autentico delitto», aggiunge l'esponente del Pd, «considerando che i tre ponti primaverili coincidono con l'avvio della stagione turistica. Insomma, un ulteriore accorciamento del periodo di vacanze, con un evidente danno per tutto il settore turistico».
CRISI NERA Poi Comandini aggiunge una considerazione sulla crisi in atto. «La Sardegna sta pagando un prezzo salatissimo a causa del sopravvenuto caro trasporti, per non citare altre vicende regionali e nazionali rilevatesi economicamente inconcludenti, se non dannose per il turismo dell'Isola. Le tre più importanti organizzazioni dell'industria turistica (Federalberghi, Federturismo e Assoturismo) hanno già fatto i conti: per l'industria delle vacanze la manovra finanziaria costerà 6 miliardi di euro (valutati su un fatturato monitorato negli ultimi tre anni), dovuti alla soppressione delle feste del 25 aprile, 2 giugno e 1° maggio, date in cui si concentra un notevole flusso turistico nelle nostre città».
SANT'EFISIO Comandini chiede un miracolo a Sant'Efisio. «A Cagliari rappresenta non solo la più importante festa religiosa e popolare dell'Isola, ma da sempre è anche la manifestazione che più di tutte ha saputo attrarre migliaia di turisti italiani e stranieri in un periodo di spalla della stagione turistica? Sant'Efisio ha fatto tanti miracoli, chissà che non gliene riesca un ultimo: riportare alla ragione la maggioranza che governa questo Paese». (f.ma.)
La processione
Trentamila
presenze
quest'anno
Seimila biglietti venduti nel 2010, qualcuno di meno nel 2011, anno di crisi. Ma non è con le presenze in tribuna che si misura il numero di turisti che arrivano in città per il ponte del 25 aprile, che ingloba anche il primo maggio. Si stima che quest'anno siano atterrati, con i voli low cost, 30 mila turisti. Numeri di grande rispetto, necessari per l'economia della città. Distanti da quelli di altre feste religiose del Mediterraneo, come San Firmin a Pamplona o Las Fallas (in onore di San Giuseppe) a Valencia. Ma importanti. «Puntiamo a quelli», auspicò negli anni scorsi l'assessore al Turismo Gianni Giagoni. Obiettivo irraggiungibile se il primo maggio non sarà un giorno di festa.
Difficile pensare a un Sant'Efisio feriale, per quanto la festa del lavoro non sia sempre esistita, anzi. Per questo i cagliaritani non vogliono credere che la processione cada in un giorno non festivo e pregano perché tutto rimanga come è da anni. Da quando la sagra si chiama festa e richiama migliaia di turisti.