Pacco speciale per il sindaco Massimo Zedda: un crocifisso, accompagnato da una lunga lettera firmata da Carlo Murru, primo cittadino di Quartucciu. La singolare iniziativa che sa tanto di polemica segue il gesto del sindaco del capoluogo che, dopo il suo insediamento in via Roma, aveva fatto spostare il crocifisso del suo ufficio per fare spazio alla foto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Tra le righe della missiva del sindaco Murru si legge che l’augurio è che il Cristo in croce possa ritrovare la sua collocazione originaria: «Ti è sicuramente noto che la Corte Suprema di Strasburgo, nel marzo scorso», scrive Murru, «ha dato ragione al governo Italiano nella querelle sull’esposizione negli uffici pubblici italiani del crocifisso, capovolgendo la sentenza di primo grado e mettendo la parole fine sulla questione: è definitivamente considerata lecita l’esposizione del crocifisso negli uffici pubblici». La lettera prosegue con una allusione al fatto che il gesto di Zedda possa essere espressione delle sue idee di sinistra, e Murru scrive: «Il sindaco di una città rappresenta nell'esercizio delle sue funzioni, non se stesso, ma l'intera comunità, in gran parte legata a questo simbolo di fede e la rimozione dello stesso lede un loro diritto». Il sindaco Zedda però fin da subito aveva reso noto: «Nessuna mancanza di rispetto, si è solo seguito il protocollo», tant’è che il crocifisso non era stato rimosso per essere messo via del tutto, ma solo spostato in un’altra parete. Giustificazione che non è bastata a Carlo Murru, sindaco credente e votato alla Madonna: la sua foto, nel sito personale, compare sopra la frase “Maria, Regina della Pace prega per noi” e con il sottotitolo: “Questo sito è consacrato al cuore immacolato di Maria”. Medico di 47 anni, ma anche cantautore in occasioni speciali: “Una voce e una chitarra al servizio del Vangelo” come titola il pezzo pubblicato su Cammino Nuovo. Le canzoni, scritte e composte da Murru (che ha anche inciso un album) si possono ascoltare e scaricare dal portale, così come si può ripercorrere il percorso professionale, sportivo e politico del chirurgo cagliaritano che ricopre un incarico comunale - prima assessore e poi sindaco di Quartucciu – dal 1997. In un’inter vista pubblicata sempre nel sito per spiegare la sua figura legata alla religione ha dichiarato: «Sono sempre stato credente, provengo da una famiglia cattolica. Ho sempre avuto una particolare predilezione per la figura di Maria. Nel tempo ho approfondito il mio cammino spirituale, sforzandomi di capire ciò che potevo fare per testimoniare concretamente la mia fede. Incontrando altri giovani, molti dei quali lontani dal Signore, ho sentito l'esigenza di comunicare loro la mia esperienza di fede». Ieri Murru ha sentito l’esigenza di riportare Massimo Zedda sulla retta via, religiosa, ma anche politica: «Ti invio un piccolo grande pensiero, simbolo di un sistema di valori, libertà, eguaglianza, dignità umana e tolleranza e quindi anche della laicità dello Stato, principi che innervano la Costituzione su cui entrambi abbiamo giurato». Secondo il parroco della chiesa di Sant ’Anna, don Luciano Pani, non c’è polemica: «I segni esteriori non contano, ha più importanza ciò che uno sente. Il sindaco Zedda potrebbe trovare spazio nella parete sia per il crocifisso che per il presidente Napolitano, se dovesse rimanere solo il presidente della Repubblica, resterà una scelta, opinabile, ma una scelta. Il gesto del sindaco di Quartucciu mi sembra un semplice omaggio, forse dona crocifissi e non lo ha regalato solo a Zedda». Anche per Don Alfredo Fadda, parroco della cattedrale di Sant ’Elena di Quartu «sulla parte potevano stare entrambi i simboli. Ma visto che si tratta del suo ufficio personale, non credo che il sindaco Zedda sia obbligato a tenerlo, mentre non sono d’accordo sulla rimozione della croce dalle aule pubbliche». Lazzaro Cadelano
LA BATTAGLIA IL SIMBOLO A SCUOLA E LA SENTENZA DI STRASBURGO
Nel 2002 Soile Lautsi Albertin, italiana originaria della Finlandia, chiese all'istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato. Dalla direzione della scuola arrivò risposta negativa e a nulla valsero i ricorsi della Lautsi. Nel 2004 il verdetto della Corte Costituzionale bocciò il ricorso presentato dal Tar del Veneto. Il fascicolo è quindi tornato al Tribunale amministrativo regionale, che nel 2005 ha a sua volta respinto il ricorso, sostenendo che il crocifisso è simbolo della storia e della cultura italiana e di conseguenza dell'identità del Paese. Ma i giudici di Strasburgo nel 2007 diedero ragione alla Lautsi, imponendo al governo italiano di versarle un risarcimento di 5 mila euro per danni morali.