LA RISPOSTA. «Nessuna offesa»
Quando ha messo piede nella sua stanza al secondo piano di palazzo Bacaredda, una delle prime cose che ha fatto è stata togliere il crocifisso dalla parete alle spalle della sua scrivania e sostituirlo con il ritratto del presidente Giorgio Napolitano.
Massimo Zedda ha voluto così dare subito un'impronta laica al suo mandato di sindaco. Un'impostazione che non cambierà nemmeno ora che il collega di Quartucciu, Carlo Murru, gli ha inviato un crocifisso nuovo di zecca e una lettera aperta in cui lo esorta ad appenderlo perché - scrive - «è il simbolo di un sistema di valori, libertà, eguaglianza, dignità umana e tolleranza e quindi anche della laicità dello Stato, princìpi che innervano la Costituzione su cui entrambi abbiamo giurato». L'invito di Murru, per quanto si fondi su valori che Zedda condivide, non sarà accolto. «Il sindaco non lo ha ancora ricevuto ma quando lo avrà si limiterà ad esporlo in una teca assieme ad altri doni ricevuti in questi anni e tenuti in un deposito», informano dallo staff di Zedda. Lui, il sindaco, preferisce per ora non fare dichiarazioni, forse le farà nei prossimi giorni. Dalla sua segreteria tengono a chiarire, tuttavia, che «il no non deve offendere nessuno, è solo una questione di protocollo».
Del resto il primo cittadino ha sempre preferito mantenere un profilo basso su alcune scelte, anche per evitare strumentalizzazioni che ritiene inutili, come quelle seguite ad iniziative analoghe. Né ha imposto nulla agli uffici. La filosofia è: ciascuno, nel Palazzo, faccia come crede.
Scrive Murru: «No ai tentativi di opporre al diritto alla libertà religiosa, dei pretesi nuovi diritti, attivamente promossi da certi settori della società, ma che non sono, in realtà, che l'espressione di desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell'autentica natura umana». Una tesi che Zedda non condivide.