Ricerca di Confartigianato su servizi idrici, rifiuti e trasporto pubblico
Ogni famiglia cagliaritana spende 3.100 euro
Acqua, rifiuti, trasporti pubblici, energia elettrica. Le mancate liberalizzazioni dei servizi si sentono soprattutto a Cagliari, dove una famiglia media - padre, madre e figlio - spende 3.108 euro all'anno. Il capoluogo secondo Confartigianato, che ha pubblicato qualche giorno fa una ricerca dettagliata, è la città più cara d'Italia. Stacca di circa quattrocento euro Palermo (2.633 euro all'anno), poi c'è Genova (2.559), Napoli (2.537), Firenze (2.507) e Roma (2.461). Milano invece può contare sul costo della vita più basso: 2.179 euro. Quasi mille euro in meno rispetto a Cagliari.
«STIME AL RIBASSO» Secondo Giuliano Frau, numero uno della Adoc (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) cittadina, la stima fatta da Confartigianato dovrebbe essere ritoccata al rialzo: «Tiene conto solo di alcuni servizi, in realtà i costi per i cagliaritani sono ancora più pesanti da sostenere. Sembra quasi che i prezzi debbano aumentare per forza. E invece la qualità delle prestazioni è rimasta la stessa, se non è addirittura diminuita».
LA RICERCA Analizzato i rincari di prezzi e tariffe tra giugno 2010 e giugno 2011, si scopre che gas, energia elettrica, acqua, rifiuti e trasporto pubblico sono i principali responsabili degli aumenti a livello nazionale e locale. L'acqua ha guidato i rincari con un aumento annuo dell'11,7 per cento. Più del triplo rispetto alla media europea del 3,6 per cento. Anche i trasporti sono diventati più cari con un più 7,2 per cento per i mezzi pubblici urbani e un più 6,3 per cento per quelli extraurbani. Poi i rifiuti: più 4,5 per cento. A Cagliari la Tarsu per una famiglia media è di circa 330 euro all'anno.
SERVIZI SCADENTI Aumenti che vanno ben oltre l'inflazione. Frau se la prende con la qualità dei servizi: «I trasporti pubblici hanno registrato rincari. Ma a volte lasciano a desiderare. Alcune zone non sono servite. Penso ad esempio a via dei Conversi, dove abitano tante famiglie e non passa neanche una linea dei bus. Poi l'Enel: dopo un periodo in cui stava brillando per efficienza, ora sta di nuovo scadendo. Per non parlare di Abbanoa».
IL CTM Ezio Castagna, direttore generale del Ctm, contesta la ricerca di Confartigianato. «La premessa è che il Consorzio in materia di tariffe conta quanto il due di briscola. Gli aumenti sono stati decisi dalla Regione. Nell'ultimo anno il biglietto urbano è aumentato di 20 centesimi. Ma per una larghissima fetta di utenti, quelli con un reddito Isee inferiore a 26 mila euro, il prezzo dell'abbonamento è rimasto invariato. Quindi gli aumenti sono solo sulla carta». Castagna ricorda: «Non è corretto mettere insieme il Ctm e Abbanoa, o l'Enel: le nostre tariffe erano ferme dall'entrata in vigore dell'euro. Con quei 20 centesimi in più non abbiamo recuperato neanche l'inflazione».
Michele Ruffi