COLLE DI TUVIXEDDU
Continua la battaglia sul destino del progetto edilizio sul colle di Tuvixeddu. Ieri Legambiente ha inviato una lettera aperta al presidente della Regione Ugo Cappellacci e a tutte le autorità competenti per segnalare il fatto che, a cinque mesi dalla sentenza del Consiglio di Stato sull’argomento, le decisioni dei giudici non sono state ancora messe in pratica. “Nella sentenza - sostiene Legambiente - il Consiglio di Stato mantiene quanto prescritto dal Piano paesaggistico regionale. Ne consegue che tutto quanto era stato previsto nell’accordo di programma del 2000 debba essere sottoposto ad una nuova verifica di compatibilità paesaggistica del Piano”. Il presidente dell’associazione, Vincenzo Tiana invita la Regione ad adottare le misure per la salvaguradia dell’area e chiede il blocco totale dei lavori, e l’inizio immediato dell’iter che, come indicato dal Consiglio di Stato, dovrà portare a un’intesa tra viale Trento e via Roma sul futuro del colle. Un accordo dal quale, secondo gli ambientalisti, non dovrà essere escluso il ministero dei Beni culturali. “Legam - biente - si legge nella lettera - sollecita l’applicazione della citata sentenza non solo per un dovere di giustizia, ma perché nella sostanza tale atto può permettere di inquadrare in maniera nuova e moderna la complessità di valori culturali rappresentato dalla Montagna Sacra”. Ma, nell’attesa della risposta della Regione, Coimpresa, titolare del progetto, rivendica la legittimità del suo intervento. «Come disposto dal Piano paesaggistico, sugli interventi precedenti alla sua entrata in vigore - spiega Giuseppe Cualbu, amministratore della società - e secondo quanto già ribadito dal Tar in più occasioni, sui 120 ettari dell’area, i 48 del progetto, in quanto regolati dall’accordo di programma del 2000, adottato prima del Ppr, non possono essere ricompresi nella sua disciplina. Dunque non è vero - conclude Cualbu - che il contenuto di quell’accordo di programma debba ricevere una nuova verifica di compatibilità paesaggistica, così come non l’hanno avuta tanti altri progetti». Michele Salis