Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Ripensare la spiaggia del Poetto»

Fonte: La Nuova Sardegna
4 agosto 2011



Ambientalisti, archeologi e geologi chiedono l’intervento del Comune



Al di là delle competenze il Municipio deve iniziare a dialogare con tutti gli interessati

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. «La città deve riappropriarsi della sue identità e il Poetto è una di queste», «bisogna avere una visione complessiva del litorale da Sant’Elia sino al Margine Rosso», «prendiamo il meglio della pianificazione dal resto d’Italia e applichiamo al lungomare», «quando sono arrivata a Cagliari da Pattada nel 1968, gli stabilimenti militari per me rappresentavano il lusso», «il Piano regionale paesaggistico non è entrato nel merito del problema di queste strutture». La questione della spiaggia dei privilegi, ovvero di quelle strutture che non sono soggette al rispetto del piano di utilizzo del litorale (gli stabilimenti militari, più Lido e D’Aquila), spinge chi a vario titolo si occupa della spiaggia del Poetto ad andare oltre e a chiedere al Comune di fare uno sforzo di programmazione assieme agli altri soggetti interessati: di farsi promotore di un ampio dialogo.
Che vi sia una situazione di privilegio e di scarsa chiarezza - le strutture militari sono giustificate per esigente di formazione e di interventi elioterapici - è chiaro. Gli osservatori esterni, come l’utorevole archeologo Salvatore Settis (già direttore della scuola normale di Pisa ed ex presidente del comitato nazionale Beni culturali), precisano che «secondo il diritto romano la spiaggia deve essere considerata bene comune sin dove arriva l’onda più lunga». In generale si può dire che gli stabilimenti militari hanno senso «se hanno un ruolo strategico per la difesa - continua Settis - ma mi sembra che ora non ci sia il pericolo dell’invasione da parte dei turchi. Personalmente penso che sulla spiaggia non dovrebbe essere costruito niente, al massimo strutture leggere e non certo in cemento».
I geologi hanno sempre detto che la spiaggia è un corpo molto delicato e che i massimi frangenti «non devono avere ostacoli perchè deve esservi il libero movimento dei sedimenti», spiega Felice Di Gregorio (docente di pianificazione ambientale e paesaggistica): «In questo momento bisogna rivedere tutto l’assetto paesaggistico. Ed è necessario acquisire una visione complessiva dell’unità fisiografica. È tempo di un ripensamento e il piano di utilizzo sul lungomare (Pul) può essere l’occasione per rivedere il tutto, anche se il Comune non ha competenze dirette».
Per Ninni Depau (presidente del consiglio comunale) «al di là degli aspetti amminitrativi, la città deve riappropriarsi di sè stessa. Il discoro deve trovare una modalità Comune-Regione, ma va attivato anche un discorso diretto coi militari: è necessario un colloquio diretto. E in questo caso non si tratta solo di gesti simbolici (che pure hanno la loro importanza), ma di un problema di trasparenza e di parità di diritti». Che il Comune abbia un’occasione per inizire un discorso complessivo con tutti gli enti interessati, lo sottolinea anche Vincenzo Tiana (reponsabile regionale di Legambiente): «Noi da anni ci battiamo per un nuovo indirizzo sulla mobilità che stimoli l’utilizzo dei mezzi pubblici e blocci quelli privati. In questo quadro la pedonalizzazione può trarne vantaggio e anche gli stabilimenti potrebbero avere una diversa funzione e un ridimensionamento da qui a qualche anno». Inoltre Legambiente dice da anni che «il Poetto va inserito nell’ecosistema comprendente Molentargius e le saline».
Oggi come oggi, però, «sarebbe necessario poter intervniere anche sulle strutture fisse e in muratura - precisa Stefano Deliperi (responsabile del Gruppo di intervento giuridico) - che, in qualche modo, andrebbero limitate: per i militari si tratta di un enorme privilegio che insiste su un bene pubblico. Non dimentichiamo che le strutture fisse contribuiscono anche al fenomeno dell’erosione perchè impediscono il regolare flusso delle onde sulla sabbia».
Nei ricordi di Maria Antonietta Mongiu (archeologa e già assessore regionale alla Cultura) dei suoi primi passi - nel 1968 - fatti al Poetto «resta forte l’impressione di privilegio legato agli stabilimenti militari». Sul Poetto si «sono fatti tantissimi errori a partire dalla rimozione dei casotti e del ripascimento. Credo che, precisato che i privilegi vanno eliminati, si deve rispettare anche la storia della balneazione cittadina. Quartu e Cagliari dovrebbero dialogare per arrivare a un prospetto unitario del lungomare. Per questo bisogna impostare un tavolo di incontro tra i vari soggetti competenti e interessati: per un progetto ambientale, paesaggistico e storico».