Ecco perché le attività del lungomare rischiano il blocco
Vedi la foto L'ordine di demolizione dei baretti emesso dal servizio edilizia privata dell'assessorato comunale all'Urbanistica è datato ottobre 2009. Non è perentorio (e c'è una ragione), altrimenti sarebbe già stato eseguito. Ma ormai è imminente. La procura della Repubblica, che indaga dodici gestori per gli abusi edilizi commessi, attende un segnale inequivocabile. Ai concessionari, che nel cronoprogramma comunicato all'assessorato comunale alle Attività produttive avevano deciso di iniziare con le prime demolizioni ai primi di ottobre, «chiederemo di anticipare alla fine di agosto o ai primi di settembre», ha detto il sindaco Massimo Zedda.
Ma quello delle demolizioni è solo uno dei problemi dell'intricata questione delle imprese al Poetto. Una vicenda originata da carenze normative, lassismo comunale, forzature dei gestori, incapacità politica e frenata dalla continua modifica delle regole. Il risultato è che oggi nessuno degli imprenditori, proprietari dei chioschi in primis, ha la certezza di ottenere il rinnovo della concessione né, al momento, è sicuro di poter tenere in piedi il chiosco per tutto l'anno. E non si hanno nemmeno certezze su come dovranno essere realizzati i manufatti.
GLI INVESTIMENTI Secondo un calcolo della Poetto service, la coop che riunisce poco più della metà dei venti bar sulla spiaggia, per ricostruire i chioschi i gestori dovranno investire tra i 100 e i 150 mila euro. Lo faranno, verosimilmente, all'inizio dell'anno prossimo, se sarà rinnovata la concessione demaniale marittima delegata al Comune, servizio patrimonio. Sul tema ci sono almeno due dubbi. Il primo: il Comune di Cagliari e quello di Villasimius sono stati gli unici, tra 71 Comuni costieri, a non applicare la norma inserita nella legge 25 del 2010, il cosiddetto decreto Milleproroghe, che prorogava le concessioni demaniali marittime sino al 2015. Per questo i proprietari dei baretti contano su proroghe annuali che, tuttavia, confliggono con la normativa comunitaria sulla libera concorrenza che vieta i rinnovi automatici e impone gare pubbliche. Il nodo è: il Comune continuerà a prorogarle?
IL PIANO DEL LITORALE Il secondo problema è legato al Pul, lo strumento urbanistico che governa i litorali e stabilisce che cosa e come può essere realizzato. Il Comune sta rielaborando per l'ennesima volta il piano sul quale l'amministrazione Floris si era bloccata a lungo (da qui i problemi di questi giorni) ed ha garantito che sarà pronto entro settembre. Ma questo non significa che possa essere applicato. Il piano deve essere “adottato” dal Consiglio comunale e pubblicato all'albo pretorio per trenta giorni e nei successivi trenta possono essere presentate le osservazioni. Poi commissioni consiliari e consiglio elaborano le controdeduzioni alle osservazioni e si passa all'“approvazione” definitiva. In seguito deve essere inviato alla Regione, Ufficio tutela del paesaggio, che ha 60 giorni per dare il parere di conformità o rinviarlo al consiglio con richieste di modifica. Se tutto filasse liscio, e nella pubblica amministrazione è quasi impossibile, il Pul entrerebbe in vigore a marzo-aprile del 2012 e i baretti potrebbero essere ricostruiti.
Il problema è da chi. Un altro nodo. Perché con il Piano del litorale si impone (a meno che non venga inserita una norma transitoria che preveda una proroga sino al 2015) la messa a gara delle concessioni demaniali marittime (della durata di sei anni), che quindi tornerebbero tutte in ballo. Il condizionale è d'obbligo perché secondo un'altra interpretazione (è la tesi del Sindacato italiano balneari, che su questo sta trattando con il Governo) la proroga sino al 2015 concessa dal governo varrebbe comunque, in attesa della definizione di una procedura di infrazione avviata dall'Unione europea contro l'Italia proprio a causa dell'automatismo della proroga delle concessioni.
L'ABUSO EDILIZIO E ancora: l'abuso edilizio, a interpretare correttamente la norma, fa decadere la concessione. Sarà rinnovata? «Si, sostengono i gestori, perché l'abuso nasce non perché noi non abbiamo chiesto le autorizzazioni ma perché tutti i progetti che abbiamo presentato nel corso degli anni si sono arenati all'ufficio edilizia privata».
INVESTIMENTI A RISCHIO Da qui si torna agli investimenti: in questo quadro di incertezza, chi spenderà 150 mila euro col rischio di dover smontare il baretto nuovo di zecca dopo pochi mesi? Sarà possibile inserire nel Pul una norma che preveda un indennizzo ai concessionari uscenti?
E ancora: se si facesse la gara, i tempi tecnici consentirebbero di completare la procedura di aggiudicazione entro l'estate? Impossibile. Così il rischio di una stagione senza servizi sarebbe concreto.
Insomma, ancora una volta Cagliari ha l'occasione per fare ordine nel caos che regna in spiaggia dal 1913, da quando il Poetto è diventata la città estiva. Un caos che ha fatto sì che, anche in assenza di regole chiare e di decisioni delle pubbliche amministrazioni, si commettessero abusi. La materia è tanto interessante quanto complessa. E gli attori coinvolti tanti. Anzi troppi.
Fabio Manca
(1. Continua)