Il presidente dell’autorità portuale Paolo Fadda a fine mandato rilancia indietro i siluri di Provincia e Cacip
Tutto cominciò nell’agosto 2010 con la guerra delle aree nel porto canale
CAGLIARI. Il presidente dell’autorità portuale, Paolo Fadda, è arrivato alla fine del suo mandato e coglie l’occasione per rispondere alle critiche ricevute dalla Provincia da un anno a questa parte. Non lo fa con un comunicato stampa ma con un documento messo a verbale «a beneficio del Ministero vigilante e di coloro che saranno chiamati alla guida dell’autorità portuale dopo di me».
Il documento è dettagliato, ribatte alle accuse formulate nei suoi confronti che, nell’insieme, assumono una caratteristica curiosa: le bordate contro le azioni dell’autorità portuale sono state quasi sempre espresse a mezzo stampa e quasi mai nella loro sede naturale, vale a dire il comitato portuale. In altre parole: in comitato portuale i rappresentanti della Provincia di volta in volta presenti esprimevano parere favorevole o comunque non si opponevano a scelte che, successivamente, venivano bollate sui giornali piuttosto pesantemente con sottolineature anche sul piano personale. Fadda definisce tutto questo un’«irrituale prassi dialettica» e un «bizzarro tentativo di dialogo fra istituzioni» che, da lui, solo «a fine mandato poteva essere colto». Dunque, Fadda non lo manda a dire: le bordate senza tregua sono cominciate all’indomani della decisione della Capitaneria di porto di mandare avanti la delimitazione delle aree del porto canale, delimitazione che secondo Capitaneria, avvocatura dello Stato e anche la procura della Corte dei conti era rimasta aperta per anni. La Capitaneria ha ricominciato nel giugno 2010, nell’agosto 2010 sui giornali sono comparse le affermazioni della Provincia e del Cacip sul fatto che «l’improvvida riapertura di un procedimento di demanializzazione delle aree industriali di Giorgino è stata ispirata e sollecitata dall’autorità portuale».
Il giorno dopo, ancora sui giornali, la Provincia chiede le dimissioni del presidente Fadda. Nella nota inviata a conclusione del mandato Fadda spiega un passaggio procedurale non irrilevante: «...l’elemento risolutivo per giungere alla delimitazione di oggi...» è stato il nuovo piano regolatore, che mancava dal 1967. In altre parole: la delimitazione è rimasta nel limbo per tanto tempo perché fino a poco tempo fa non c’era un documento attuale e ufficiale che definisse le linee di sviluppo del porto canale e quindi cosa fosse necessario per la sua crescita e cosa no. Nella nota Fadda mostra come, da quel momento, ci sia stato un crescendo di attenzione non favorevole verso la sua azione: dall’aumento del traffico crociere nato dalla promozione del porto allo sblocco di alcune situazioni di stallo alle tasse di ancoraggio alla protesta, infine, dei pescatori che hanno bisogno di uno spazio adeguato. Il bilancio della attività che Fadda porta all’attenzione pubblica contiene la stabilizzazione delle crociere e una crescita costante, l’abbattimento delle tasse di ancoraggio per il 2010 e per il 2011, l’accordo coi pescatori che aspettano la costruzione della darsena riservata a loro, opera anche questa avviata sotto la gestione Fadda e ora sotto valutazione di impatto ambientale. La domanda di fondo è questa: a quanto pare nel comitato portuale tutti approvavano tutto e poi, sotto i riflettori, dichiarano ogni male a proposito di quelle stesse scelte, perchè? (a.s.)
RETROSCENA
«Quella procedura non finita»
CAGLIARI. E’ vero che l’autorità portuale ha dato «un proprio formale impulso» alla delimitazione delle aree del porto canale, ma non l’anno scorso, con Fadda presidente, bensì «a partire dal 2001», «così come in epoca ben precedente a tale presidenza si sono susseguiti i solleciti e gli inviti del ministero infrastrutture alla conclusione della procedura di delimitazione...». «Gli interventi del presidente Fadda - si precisa - si sono limitati alle doverose segnalazioni al fine di evitare una possibile contestazione di omissione di atti d’ufficio essendo l’autorità contestualmente investita delle richieste di concessione da parte dei privati». Fadda chiarisce che, a sollecitare la chiusura della delimitazione, c’era anche il collegio dei revisori dei conti.
COMITATO
Una Provincia e varie idee sul porto
CAGLIARI. «Su un giudizio politico generico di cattiva gestione non si può avere molto da replicare se esso non è motivato e non accompagnato nel tempo da argomentazioni, indirizzi e proposte alternative. Tutto ciò - continua Fadda nella nota inviata - non è mai avvenuto né l’organo di gestione dell’Ente, il Comitato portuale, si è mai trovato nella condizione di trattare proposte alternative formulate dai rappresentanti della Provincia di Cagliari». Esempio: nei comitati portuali del 29 giugno e del 20 luglio in merito «al bando di gara per la concessione dei servizi di accoglienza ai crocieristi, l’assessore Baire dichiara fondamentale che la gara venga indetta immediatamente...a luglio, il presidente Milia in comitato chiede di rinviare la gara per il terminal crociere e il nuovo regolamento sulle concessioni a quando si insedierà il nuovo presidente dell’ap... la ‘irrazionale gestione del presidente Fadda non si può dire che sia stata aiutata dalle coerenti e razionali indicazioni della Provincia di Cagliari».