L’OPINIONE
Che tristezza vedere il degrado del Sant’Elia e subire le beffe del presidente Cellino
Provo vergogna per le condizioni del Sant’Elia.Nonposso accettare che la città e la regione in tv si presentino così di fronte all’Italia e al mondo». Sono le parole pronunziate dal presidente Cellino per giustificare la decisione di trasferire la squadra rossoblù nel nuovo impianto per il solo calcio che intenderebbe realizzare accanto alla pista dell’aeroporto di Elmas. Per i disinformati e gli smemorati il ragionamento non fa una grinza. Il Sant’Elia è attualmente indecente e il “padrone” di una squadra di calcio ha diritto di farla giocare dove meglio crede. Peccato però che i conti non tornino. Anzitutto c’è, infatti, da chiedersi chi ha ridotto il Sant’Elia, lo stadio olimpico della Sardegna, consegnato a Cellino in ottime condizioni dopo la ristrutturazione per i mondiali di Italia ‘90 costata trentacinque miliardi, in una sorta di caravanserraglio, con antiestetiche e pericolose tribune metalliche realizzate a ridosso del campo di gioco e sulla pista e sulle pedane per l’atletica danneggiandole irreparabilmente. E c’è anche da chiedersi chi ha causato o agevolato il degrado delle strutture dello stadio noneffettuando la manutenzione cui era tenuto nei confronti del Comune. La risposta è pleonastica in quanto le responsabilità sono indiscutibilmente di quello stesso Cellino che ora, con incredibile faccia tosta, si straccia le vesti per le condizioni dello stadio da lui stesso causate con il colpevole concorso del Comune, che ha consentito lo scempio non pretendendo il rispetto della convenzione, che prevedeva l’obbligo del concessionario di effettuare le necessarie manutenzioni. Detto questo si tratta ora di capire quali siano le reali intenzioni di Cellino al di là dei proclami nei quali è maestro. Intanto, “passati a miglior vita” gli sponsor di cui godeva in Comune, c’è da augurarsi che abbia finalmente rinfoderato il perverso disegno di ottenere in regalo il Sant’Elia per poterlo demolire e rifarecomepiacerebbe a lui. Inoltre, essendo probabilmente irrealizzabile la costruzione del nuovo stadio accanto alle piste dell’aeroporto di Elmas, sulla cui fattibilità l’Enac ha espresso forti perplessità, pare evidente che il futuro della squadra rossoblù continuerà ad essere legato al Sant’Elia, sia perché l’attuale convenzione scadrà solo nel luglio del 2013, sia perché non esistono concrete alternative al tanto disprezzato stadio. L’unica cosa certa è che, in attuazione del programma presentato dalla nuova amministrazione, il Sant’Elia, anziché essere demolito (secondo l’assurdo proposito di Cellino e delle precedenti amministrazioni comunali) dovrà essere ristrutturato e recuperato, magari attraversounconcorso di idee, consentendone l’utilizzo non solo al Cagliari Calcio, ma anche al Progetto Sant’Elia, che vanta pari diritti, alle manifestazioni di atletica leggera ed ai grandi eventi non solo sportivi. Non escludendo l’utilizzo di una parte della grande struttura per realizzare il Museo dello sport della Sardegna, che vanta prestigiose tradizioni nei vari settori, dal calcio all’atletica, dal pugilato all’hockey su prato, dal basket al volley, dal sollevamento pesi alla ginnastica, all’equitazione, eccetera. Così verrebbe riportata agli antichi splendori la prestigiosa struttura creata con i soldi dei sardi per celebrare il mitico scudetto conquistato nel 1970 da Gigi Riva e dai suoi straordinari compagni e attualmente mortificata e abbandonata al degrado.