Festival di Sant’Efisio, il celebre direttore ha diretto ieri al Comunale la Filarmonica della Scala
Lorin Maazel, che grandi emozioni
In programma la Settima di Beethoven e la Quarta di Ciajkovskij
GABRIELE BALLOI
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CAGLIARI. Maazel e Filarmonica, che emozioni. Fondata da Claudio Abbado nel 1982, rappresenta da sempre un’istituzione di prestigio mondiale. La Filarmonica della Scala rimane tutt’oggi fra le più importanti orchestre esistenti. Una compagine strumentale ormai storica che vanta la collaborazione con i più grandi solisti e direttori d’ogni tempo. Fra questi vi è senz’altro Lorin Maazel. Bacchetta altrettanto storica fu tra quelle che affiancarono Abbado nella guida della Filarmonica alle sue prime stagioni. Ieri sera, il direttore franco-statunitense e l’orchestra milanese sono tornati in Sardegna, al Comunale ospiti d’eccezione dell’VIII Festival di Sant’Efisio del Lirico. Già l’anno scorso la Filarmonica era presente, con Valery Gergiev, per la settima edizione; mentre Maazel è una vecchia conoscenza del Lirico di cui, fra l’altro, è stato pure “direttore ospite principale”. In questo concerto (che ha fatto registrare il «tutto esaurito») Maazel è tornato a dirigere Beethoven, dopo un’interessante versione multimediale della Nona Sinfonia, eseguita nel 2000 all’Anfiteatro romano. Questa volta invece affronta la Settima, un’altra delle più celebri sinfonie beethoveniane, da poco interpretata (sempre per il Lirico) da Claus Peter Flor. Anche qui, Maazel non smentisce la sua verve direttoriale, il piglio deciso, quel carattere brioso e perentorio, il gusto per una musicalità rutilante di colori, fantasmagorica nei ritmi, trascinante. Fatta eccezione per il secondo movimento, eseguito con notevole tensione drammatica, in tutti gli altri ritroviamo il Maazel più festoso, lo stesso che tante volte ha diretto i valzer di Strauss, come pochi sanno fare. Dopotutto la Settima è una pagina che ha spesso ispirato a critici e musicologi fantasie di danza goliardica, immagini di festa popolare. L’altro autore in programma era Ciajkovskij. Pure questo già diretto a Cagliari da Maazel. Si tratta di un’incantevole Quarta Sinfonia, meno nota rispetto alla Sesta (la «Patetica») o alla Seconda (la «Piccola Russia»), ma ugualmente gravida di quel sentimento tragico, lirico e fatalistico che distingue spesso il sinfonismo di Ciajkovskij. Lunghi e fragorosi applausi per un concerto che emoziona.