Il geologo Ranieri spiega il fenomeno che ha già causato una vittima
Ecco perché si formano e perché sono pericolose
Vedi la foto Un giovane ventottenne cinese annegato alla quarta fermata e due donne che rischiano di fare la stessa fine a un chilometro di distanza. Due casi apparentemente diversi ma con una causa comune: le voragini sul fondale marino. Un fenomeno naturale reso più pericoloso e più frequente da un fenomeno innaturale: il ripascimento.
VORAGINI E CORRENTI A spiegarlo è Gaetano Ranieri, professore ordinario di geofisica applicata al dipartimento di ingegneria del territorio dell'università. «Le dune sottomarine, fenomeni dinamici e influenzati dalle correnti, si sono formate con lo spostamento del famoso gradone. Quello, per capirci, che dopo il ripascimento ha fatto sì che prima di arrivare in acqua occorresse fare una piccola discesa. Il mare», aggiunge il docente, «col tempo si è ripreso quella sabbia che è finita sul fondo marino coprendo, peraltro, la poseidonia, cioè la “vita” del mare. Questa sabbia a causa delle correnti si sposta formando voragini e vortici causati dal moto ondoso che va in direzioni diverse».
L'ANNEGAMENTO Questo, probabilmente, spiega perché è morto Zhou Jianlun e anche perché Novella Demuro, la trentaquattrenne che domenica ha rischiato di annegare assieme alla cugina, racconta di essere entrata in acqua, di aver sentito improvvisamente il vuoto e di essersi sentita risucchiare verso il basso pur sapendo perfettamente nuotare.
Ranieri spiega che a seconda delle correnti si possono creare molte o poche voragini lungo tutto il litorale e che il fenomeno cesserà quando la spiaggia sarà perfettamente modellata dalle correnti. Quando ciò accadrà il mare si sarà ripreso tutti 360 milioni di metri cubi di sabbia ripasciuta nel 2002. Accadrà probabilmente entro cinque anni.
PREVENZIONE DIFFICILE Dunque non è possibile prevedere in che punto e in che momento si formeranno le voragini. Ciò significa che il fenomeno non si verifica solo nelle zone dove c'è stato l'annegamento o dove si è solo rischiato ma è possibile ovunque. Insomma, occorrerebbe sistemare cartelli per segnalare il pericolo in tutta la spiaggia. Vero è che alla sesta fermata, secondo i bagnini, nelle ultime settimane altre persone sono state salvate. Dunque i pericoli in questo periodo si concentrerebbero lì. «È solo un caso», secondo il docente di geofisica applicata che da anni, ad esclusivo scopo accademico, studia le cause del ripascimento.
Un suo lavoro, realizzato attraverso un sorta di tac del sottosuolo, sarà pubblicato nelle prossime settimane su una rivista internazionale. Dimostra che sotto l'arena grigio topo c'è ancora la sabbia bianca. Significa che si può scavare e la si può riportare in superficie. A patto che prima si studino nel dettaglio e, se possibile, si eliminino, le cause della modificazione delle correnti.
Fabio Manca