LIRICO. No ai pieni poteri
Vedi la foto I sindacati del Teatro lirico (Uil a parte) escono allo scoperto e chiedono la testa di Gennaro Di Benedetto. Non una richiesta esplicita, ma sufficientemente chiara nel documento illustrato ieri durante un incontro con il sindaco e il consiglio di amministrazione della fondazione. Un appello perentorio nella sostanza tanto che «se non saranno evidenti segni di cambiamento si metteranno in atto azioni di lotta, sciopero compreso».
Non che il consiglio di amministrazione, ritenuto corresponsabile della pesante situazione debitoria patrimoniale (24 milioni di deficit) sia stato esente dalle accuse. Anzi gli attacchi sono stati così pesanti che Gualtiero Cualbu e Antonello Arru hanno risposto a muso duro, ma con argomentazioni convincenti, alle accuse. Ma se è vero che i danni sono stati compiuti in passato, dunque «con la complicità di buona parte del consiglio», secondo Cgil, Cisl, Snater, Css, Usb e Fials il sovrintendente in oltre quattro mesi non è stato in grado di imprimere una svolta presentando il piano industriale, «essenziale per governare una situazione di emergenza». E se la Uil, per voce del segretario generale Tonino Ortega, ha attaccato il sindaco-presidente Massimo Zedda sottolineando che già ieri si aspettava da lui una risposta sulla ristrutturazione del debito, le altre sigle sono state compatte nell'imputare a Di Benedetto un peggioramento della situazione già difficile del teatro a causa di una serie di errori. Tra i quali «il flop artistico e di pubblico del festival di Sant'Efisio, l'incapacità di trovare finanziamenti, la mancata riorganizzazione del personale, l'interruzione delle relazioni sindacali, un decentramento estivo costoso, nessuna linea artistica, un'interpretazione discriminatoria delle norme contrattuali». «Non posso risolvere in un attimo i problemi creati negli ultimi vent'anni ma vi garantisco il mio impegno», ha detto Zedda ai lavoratori.
PIENI POTERI, RITIRATA LA DELIBERA Subito dopo si è riunito il cda. E c'è stata una svolta: dopo che il consigliere Oscar Serci ne argomentato l'illegittimità e l'inattuabilità, Di Benedetto ha ritirato la delibera sui pieni poteri. (f.ma.)