Cagliari
Adesso che certe colleghe invidiose diranno che è stata scelta solo perché è un'insegnante di religione, lei neutralizza le cattiverie con un annuncio di servizio. «Sono stata chiamata non solo come rappresentante del mondo della musica isolana, ma anche come esponente dei giovani sardi cattolici e praticanti».
Maria Giovanna Cherchi, cantante tra le più amate del pop-folk (settanta serate all'anno e cinque dischi stravenduti), sarà una Papa girl d'eccezione del pomeriggio di domenica 7 settembre, quando Benedetto XVI incontrerà a Cagliari i giovani di tutta la Sardegna. L'artista di Bolotana è stata infatti chiamata a cantare l' Ave Maria in sardo davanti al Pontefice. «Intonerò questa splendida preghiera proprio nel momento in cui il Papa arriverà in piazza, e siccome sarò lì anche come fedele, mi piacerebbe davvero che si formasse un coro».
Trent'anni, una laurea in scienze religiose e una vita divisa tra i concerti (alle feste patronali e nei circoli sardi di tutto il mondo) e le cattedre da insegnante precaria di religione. «Sono cattolica e praticante, e conservo questo tratto anche nella mia dimensione artistica». Ha dedicato un intero disco alle preghiere ( Pregadorias ), perché, spiega: «mi piaceva l'idea di portare questo messaggio nelle case dei sardi»; partecipa spesso agli incontri di riflessione organizzati nelle parrocchie; crede che «è grazie alla Chiesa se in Italia resistono certi valori», e se le si fa notare che forse i vescovi si intromettono un po' troppo, lei taglia: «La Chiesa ha il potere e il dovere di pronunciarsi sulle vicende umane». Di Benedetto XVI dice: «è un Papa straordinario. Mi piace non solo perché è un grande teologo, ma anche perché, mi dicono, è sempre molto attento e disponibile. E poi è un musicista». Maria Giovanna Cherchi - che sarà a Cagliari con il suo gruppo - canterà l' Ave Maria proprio come si canta in chiesa, «senza troppi arrangiamenti» e, naturalmente, con il sorriso. È questo uno degli appunti velenosi che le vengono fatti da certe colleghe che, appena intonano l'orazione, indossano una maschera tragica. Lei non raccoglie. «L'Ave Maria è una preghiera, e siccome mi riempie di gioia, devo trasmettere agli altri questa emozione».
PIERA SERUSI
29/08/2008