Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La guerra dei sindaci: «I comuni dell’isola rischiano di chiudere»

Fonte: La Nuova Sardegna
6 luglio 2011






CAGLIARI. Addio alle speranze di ottenere il riconoscimento degli svantaggi dell’insularità. Nella manovra 2011 elaborata dal Governo Berlusconi, è prevista una penalizzazione per i Comuni della Sardegna e della Sicilia. L’associazione dei comuni riunisce oggi la direzione dell’esecutivo regionale e la settimana prossima l’assemblea dei sindaci. «Ma la lotta deve essere di tutta l’isola».
«Faremo guerra ma la guerra l’ha voluta il Governo Berlusconi», afferma il direttore dell’Anci Sardegna, Umberto Oppus. «Se passa questa manovra i Comuni sardi non potranno più vivere». I conti sono chiari: le amministrazioni comunali più piccole subirebbero un taglio di 300 milioni di euro cui vanno ad aggiungersene altri 60 per i 69 comuni sardi al di sopra dei cinquemila abitanti. Se a un comune piccolo vengono sottratti centomila euro che potrà mai fare? Siamo davvero a un punto critico del rapporto Stato-società.
«Le proposte di lotta verranno vagliate tutti insieme, mantenendo uno stretto contatto con l’Anci nazionale», sostiene il presidente facente funzioni, Anselmo Piras, «queste riduzioni porteranno al taglio dei servizi e ad un aumento delle tasse comunali, fra cui l’Irpef. Da uomo di Centrodestra», conclude Piras, «mi vergogno di questa finanziaria che non è stata assolutamente concertata con l’Anci nazionale».
Quello che indispettisce i responsabili dell’Anci sarda è soprattutto «l’ingiustizia nell’attribuire più tagli alle regioni svantaggiate come la Sardegna. Il comma 7, del resto, non ammette dubbi: «I fondi previsti dal decreto legislativo sul federalismo fiscale municipale», si legge nel testo della manovra trasmessa dal governo al Quirinale, «e i trasferimenti spettanti ai Comuni della Sicilia e della Sardegna, compresa la compartecipazione Irpef, sono ridotto per l’anno 2013 di mille milioni di euro e di 2000 per gli dal 2014 ai successivi». Non è tutto, il documento afferma che «con decreto del ministero dell’Interno, di concerto con il ministero dell’economia, da emanare entro il 30 giugno 2012, sarà stabilita la riduzione complessiva da apportare ai Comuni delle regioni a statuto ordinario e dei Comuni della Sardegna e della Sicilia». Spiega Umberto Oppus: «La riduzione dei trasferimenti degli enti della Sicilia e della Sardegna sarà ripartita proporzionalmente. Questa scelta significa che per il govenro ci sono regioni di serie A, quelle del Nord, e di serie B». Fra le proposte operative da parte dell’Anci c’è la richiesta di un immediato incontro con la Giunta Cappellacci per concertare azioni comuni come, ad esempio, una manifestazione a Roma con tutti gli amministratori locali.
«Il decreto Tremonti», ha spiegato il vicepresidente dell’associazione nell’isola, Marco Sini, «prevede una riduzione dei trasferimenti ai comuni di Sardegna e Sicilia, ma questi tagli si aggiungono a quelli già previsti nella finanziaria del governo, tagli che stanno rendendo difficile l’approvazione dei bilanci e che hanno spinto lo stesso governo a concedere la proroga della scadenza al 31 agosto».
Il direttore dell’Anci Umberto 0ppus fa qualche esempio: «Il solo comune di Cagliari per il 2011 ha una decurtazione di 6 milioni di euro. Se il decreto Tremonti passa, a questa somma si aggiungeranno altri tagli. L’Irpef in Sardegna ha un’incidenza del 34%. Di fatto il decreto ci costringerà alla serrata totale. O tagliamo servizi ai cittadini o aumentiamo l’addizionale Irpef comunale». La manovra prevede anche il rafforzamento delle sanzioni per chi sfora il patto di stabilità. E a proposito di costi della politica, anche su questo c’è qualche differenza: «Gli amministratori», afferma Carlo Melis, componente dell’esecutivo Anci, «potranno perdere il 10% dell’indennità, per un meccanismo che certamente non vale per i parlamentari o i consiglieri regionali». Resta una punizione per il Mezzogiorno e per le regioni speciali del Sud perché Trentino e Friuli hanno già ottenuto vantaggi sul piano del federalismo municicipale e la Val d’Aosta resta la regione più assistita d’Italia. Eppure il Sud è una realtà complessa che non è rappresentata certo dai rifiuti di Napoli. La spesa pubblica è un quarto più bassa nel Mezzogiorno, la spesa corrente per le scuole meridionali è il 30% più bassa di quella del Veneto, gli investimenti pubblici pro capite nel Sud dal 2000 in poi sono stati il 20% più bassi di quelli del Nord. La Sardegna, poi, ha una vertenza aperta da tropppi anni con lo Stato e nessuno poteva immaginare che la battaglia non solo non sarebbe andata avanti ma addirittura ci sarebbero state nuove penalizzazioni.