Mini arena da 5000 posti nello spazio che negli anni Ottanta ospitò i più bei nomi della scena pop e jazz nazionale e internazionale
CAGLIARI. Un tempo andavano alla Fiera per vedere Mile Davis e Ornella Vanoni ed si tornava a casa belli e contenti. Quest’estate ci ritorneremo e sarà la soluzione migliore. Manca solo l’ufficialità ma sembra che una delle prime decisioni del sindaco Zedda sarà di portare quel che resta degli spettacoli in uno spazio ricavato a due passi dal centro congressi della fiera, proprio dove un tempo c’era il palco dove i cagliartani hanno conosciutgi i più bei nomi del pop e del jazz.
In silenzio e senza far rumore la nuova amministrazione si è già mossa per regalare ai cagliaritani la possibilità di vedere qualche spettacoli di successo e la soluzione della Fiera è sembrata la migliore. Del resto se n’era parlato quando la polemica sull’anfiteatro sì-anfiteatro no era ancora in piedi e già qualche mese fa l’allora sindaco Emilio Floris aveva avuto incontri informali coi i responsabili dell’ente fieristico, prevedendo forse che il monumento che guarda uno dei panorami più maestosi della città sarebbe stato chiuso agli spettacoli. E dunque, scartata l’ipotesi del parco della musica (manca il collaudo delle strutture che dovrebbero accogliere 2-3000 mila spettatori) e considerata troppo azzardata quella dello stadio di atletica del Coni in viale Diaz, la soluzione della Fiera alla fine era quella che garantiva di più e comunque quella in grado di dare i migliori riscontri in termini di sicurezza. Il problema adesso è quello di reperire i fondi per attrezzare lo spazio, circa 150 mila euro che dovrebbero essere trovati in tempi strettissimi. Impresa non facile, visto il momento non proprio felice delle casse comunali. Ecco allora che è stata presa in conderazione (e accettata di buon grado) la mano di auto che darebbe la Camera di commercio. Una sinergia per un progetto che prevede la creazione di una mini-arena da 5000 posti con strutture in tubi Innocenti e un palco abbastanza ampio per accgliere anche qualche musical che in inverno è andato per la maggiore. Dopo il primo consiglio e l’insediamento della Giunta si aprirà un tavolo intorno al quale siederanno anche gli organizzatori e le associazioni di spattacolo, tutti costretti a rivedere i programmi dopo che è apparso chiaro che l’anfiteatro non avrebbe retto ad un’altra stagione di concerti e spettacoli.
Dal resto la Fiera dagli anni Ottanta ha visto passare dalle sue parti i più bei nomi della scena musicale nazionale e internazionale. Allora la prospettiva di un anfiteatro aperto al pubblico era lontana e la decisione di collocare (provvisoriamente, occorre ricordarlo) delle strutture in legno altrettanto futuribile ma di sicuro i re del pop, del rock e del jazz, band e affini, non si sono mai lamentati della Fiera. Magari le note della musica si mescolavano all’odore delle salsicce con cipolle ma la voglia di vedere i big faceva dimenticare tutto. La lista di chi ha suonato da quelle parti è lunghissima e di sicuro tanti nomi saranno dimenticati: Miles Davis, Chick Corea, Ornette Coleman, Robben Ford, Sun Ra, Kid Creole e le Coconuts, Nina Hagen, Jonh Lurie, la Vanoni, Zucchero, Dalla, De Gregori, Venditti, Jovanotti, i Fine Young Cannibals, la Mannoia, Fossati, Battiato e chissà quanti altri. Il jazzino è nato alla Fiera e ha fatto conoscere ai cagliaritani l’acid e il funky. Bellissimi quegli anni, conditi magari da un festival dell’Unità che per settimane era capace di fare il tutto esaurito. Magari non verranno Paolo Conte e Sergio Mendes: basta farsene una ragione. E d’altra parte il destino dell’anfiteatro di legno (come nel 2000, governava Delogu, qualcuno definì il progetto) era segnato: troppi rischi di vedere sbriciolato un un patrimonio archeologico. In attesa di una soluzione definitiva, la Fiera andrebbe benissimo. Senza dimenticare che la nuova giunta dovrà metter mano una volta per tutte al problema degli spazi di spettacolo a Cagliari. Problema vecchio, che decenni di silenzio delle amministrazioni di centrodestra ha amplificato.