Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Sì o No, strumento ancora utile

Fonte: La Nuova Sardegna
14 giugno 2011

 
Ciarlo: «Funzionano i quesiti su temi importanti» 
 
 
 
 
UMBERTO AIME 

 

CAGLIARI. Bravi gli italiani, ottimi i sardi: «L’aver abbattuto lo spauracchio del quorum, è stata una grande prova di orgoglio democratico». C’è passione nelle parole di Pietro Ciarlo, costituzionalista.
- Professore, pare entusiasta.
«Sono felice perché il voto di domenica e lunedì ha rivitalizzato lo strumento referendario. Vado oltre: abbiamo assistito a un ritorno vero, forte, direi passionale di un principio sacrosanto, quello della democrazia diretta».
- Perché questa volta la gente è andata votare?
«La risposta è facile: ha sentito sulla pelle, nel cuore e nella testa i quattro quesiti. Che di per sé potevano essere complicati, ma gli elettori hanno fatto una scelta eccezionale. Stavolta hanno votato, perché in discussione c’era il loro futuro».
- Si spieghi.
«Prendiamo l’acqua. Nell’imporre l’ingresso dei privati nella gestione del servizio, la gente non può che aver visto un tentativo di rapina del bene pubblico per l’eccellenza. L’acqua, appunto».
- E per il nucleare?
«I sardi hanno ribadito in massa che non lo vogliono. Gli italiani, con una grande intuizione, ci sono venuti dietro. Credo che l’energia dall’atomo, in Italia, oggi vada dichiarata morta e sepolta una volta per tutte».
- È inutile chiederle come ha votato.
«Mi sembra evidente».
- Certo. Ritorniamo al referendum: era moribondo, gli elettori lo hanno salvato.
«Sull’argomento più di una riflessione va fatta».
- Prego.
«Stavolta lo strumento referendario si è riconquistato sul campo quel rispetto che gli era dovuto. Nel senso che gli abusi subiti in passato non dovranno più ripetersi. Da oggi in poi deve essere chiaro che i quesiti dovranno essere su argomenti importanti, come lo erano l’acqua, il nucleare e la legge sul legittimo impedimento».
- Ipotizza una riforma?
«A questa domanda rispondo con altre due considerazioni. La prima: va alzato il numero delle firme necessarie, per tenere alla larga i tentativi meno oculati, quelli che allontano ancor più un cittadino già in crisi nel suo rapporto col voto in generale, com’è confermato dal dilagante astensionismo. E anche su questo argomento la politica dovrebbe impegnarsi in una riflessione seria. Spero che lo faccia».
- L’altra considerazione?
«Riguarda il quorum. Le proposte per abbassarlo nei referendum abrogativi sono diverse. C’è chi parla ad esempio di svincolarlo dal numero degli elettori e legarlo semmai a quanti hanno votato nelle elezioni politiche più recenti. Credo, invece che vada abbassato e basta. Propongo, lo stesso quorum dei referendum regionali, il trentatré per cento».
- Non sarebbe un incentivo per altri abusi?
«No, se in contemporanea solleviamo l’asticella delle firme. Le attuali cinquecentomila sono davvero poche».
- Professore, la riforma si farà?
«Dopo l’insuccesso del 1997 ci fu un lungo dibattito, ma come ben sappiamo nulla è stato modificato».
- Dopo questo exploit, ancora meno.
«Vediamo. L’entusiasmo è sempre un’ottima medicina».
- Comunque, come minimo, è venuta meno l’emergenza.
«Su questo non ci possono essere dubbi. Tutti gli italiani hanno dato una prova di grande democrazia».
- Con quale risultato?
«La valanga di Sì non lascia alcun dubbio: le quattro leggi in discussione sono abrogate».