Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La Regione a Bondi: «Vincoli su Tuvixeddu»

Fonte: La Nuova Sardegna
25 agosto 2008

SABATO, 23 AGOSTO 2008

Pagina 1 - Cagliari

di Mauro Lissia



L’assessore Sanna insiste: «Pronti a dialogare, ma l’area archeologica va difesa»



Lunedì prossimo riaprono i cantieri sul colle punico, mentre la Procura indaga e Coimpresa chiede risarcimenti



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CAGLIARI. La tregua di mezz’agosto è finita: l’imprenditore Gualtiero Cualbu annuncia per lunedì la ripresa dei lavori a Tuvixeddu, l’assessore regionale ai beni culturali Maria Antonietta Mongiu scrive al ministro Sandro Bondi per chiedere un nuovo vincolo sul colle da legare al ritrovamento certificato dall’Avvocatura generale dello Stato di nuove sepolture puniche. Nel frattempo l’assessore regionale all’urbanistica Gianvalerio Sanna prepara una nuova offensiva a difesa del sito archeologico ma rilancia con forza la proposta del dialogo con i privati, nel tentativo estremo di arrivare a un accordo. Tra mille incognite una cosa è certa: la sentenza emessa ai primi di agosto del Consiglio di Stato non ha spento il fuoco della contesa fra Regione e l’accoppiata Iniziative immobiliari Coimpresa-Comune di Cagliari. Soltanto l’impresa Cocco Costruzioni sembra decisa a cercare un’intesa economica con la Regione per restituire alla proprietà pubblica l’area di viale Sant’Avendrace dove l’amministrazione Soru ha bloccato l’edificazione di un palazzo a due passi dalle tombe. Sull’intera vicenda resta poi l’ombra lunga della Procura della Repubblica, che indaga sull’attività della Sovrintendenza ai tempi dell’accordo di programma e raccoglie elementi di valutazione sul progetto alternativo sponsorizzato da Soru, quello del grande architetto francese Gilles Clement: entrambi i canali d’indagine potrebbero riservare clamorose sorprese già nel corso dell’autunno, con l’ex responsabile dei beni archeologici Vincenzo Santoni nelle vesti di protagonista centrale della vicenda e possibili new-entry di personaggi d’alto bordo dell’amministrazione regionale in una vicenda che sembra conservare ancora ampie zone oscure.
IL MINISTRO BONDI. Con le betoniere di Cualbu già in fase di riscaldamento l’assessore Mongiu non ha perso tempo: ieri mattina è partita una lettera indirizzata al ministro dei beni culturali in cui la Regione chiede nuovi strumenti di tutela per i colli di Cagliari. La Mongiu sollecita l’intervento di Roma «per scongiurare il rischio che l’inestimabile valore storico, archeologico, paesaggistico e simbolico di Tuvixeddu-Tuvumannu e Colle della Pace sia compromesso per sempre». L’appello a Bondi è perchè «provveda in via d’urgenza a definire provvedimenti cautelativi e di salvaguardia che tutelino il sito ed i beni archeologici rientranti tra quelli previsti all’articolo 136 del Codice Urbani». Provvedimenti legati al ritrovamento «nell’area di oltre mille sepolture negli ultimi dieci anni» con tutte le «implicazioni archeologiche, paleontologiche, paesaggistiche che ne derivano, tali da giustificare l’imposizione di un nuovo vincolo».
Per l’assessore Mongiu «il clima di proficua cooperazione fra Stato e Regioni per la tutela del patrimonio culturale e per la conservazione e la valorizzazione del paesaggio - è scritto nella nota - fa ben sperare sul positivo esito di tale appello». Lo stesso sottosegretario Giuseppe Pizza, in risposta ad un’interrogazione parlamentare - prosegue la lettera - ha «di recente fornito ampie assicurazioni in merito, richiamando l’impugnazione della pronuncia del Tar, avversa alla Regione Sardegna, anche e soprattutto dal Ministero per i beni e le attività culturali che si è costituito con memorie motivate, molto articolate e dettagliate per ribadire la necessità di un più ampio vincolo».
Ma ancora di più degli impegni pubblici assunti da Pizza dovrebbe pesare sulla decisione del ministro la posizione chiarissima, quasi intransigente dell’Avvocatura dello Stato, firmataria attraverso l’avvocato generale Vincenzo Borgo di una memoria depositata e poi trattata davanti ai giudici del Consiglio di Stato in cui si è fatto riferimento ai nuovi ritrovamenti sui colli di Tuvixeddu e Tuvumannu dal 2000 - la data dell’accordo di programma - ad oggi. Ritrovamenti archeologici che a detta dell’avvocato Borgo e delle associazioni Legambiente e Italia Nostra renderebbero indispensabile un nuovo quadro di tutela, con la revisione sostanziale del piano Coimpresa.
I PROSSIMI PASSI. La Regione ha ripreso a lavorare sull’obbiettivo dichiarato: fermare i cantieri aperti a Tuvixeddu. Obbiettivo da raggiungere in fretta: «Nei prossimi giorni faremo le nostre valutazioni - annuncia l’assessore all’urbanistica Gianvalerio Sanna - ma è chiaro che contano soprattutto quelle della Sovrintendenza archeologica, chiamata a tutelare un bene di importanza mondiale. E’ stata l’Avvocatura dello Stato, sulla base dei documenti forniti dagli archeologi pubblici, a confermare il ritrovamento di nuove tombe in parte al di fuori dal parco archeologico e in parte fuori da quello comunale. E’ chiaro quindi che adeguare il vincolo diventa un fatto improcrastinabile». La sentenza di palazzo Spada non fermerà la Regione: «Qui non si tratta di tutelare un interesse di parte ma al contrario di difendere un interesse generale - precisa l’assessore Sanna - non ignoriamo certo gli interessi del privato, ma quelli pubblici devono prevalere». Fra le ipotesi c’è anche quella di costituire una nuova commissione per il paesaggio dopo la bocciatura definitiva arrivata dai giudici amministrativi, ancorata all’illegittimità della procedura seguita per costituirla: «Il Consiglio di Stato ci ha dato torto per ragioni formali, ora lavoreremo per trovare soluzioni giuridicamente inattaccabili - annuncia Sanna - la dichiarazione del notevole interesse pubblico per il sito di Tuvixeddu resta l’obbiettivo della Regione, potremmo utilizzare la vecchia commissione provinciale oppure una nuova, vedremo di qui a breve». Resta in piedi anche l’opzione-confronto, più volte richiamata anche dall’assessore Mongiu oltre che dalle associazioni ecologiste e dai sindacati: «L’invito l’abbiamo lanciato più volte - conferma Sanna - anche attraverso la Nuova Sardegna, ma ci siamo trovati sempre di fronte a chiusure pregiudiziali. Per noi la strada migliore resta quella del dialogo, del riconoscimento reciproco degli interessi, perchè chi dialoga poi non litiga sulle soluzioni concordate. Penso anche al comune di Cagliari, che dovrebbe sentirsi coinvolto nella difesa di un bene culturale di inestimabile valore». Non sarà comunque una battaglia infinita: «Se ci dovessero dimostrare che il vincolo attuale è adeguato ci fermeremo, ma a noi non sembra che sia così». Un commento stringato per le iniziative del parlamentare forzista Mauro Pili, che ha riportato dichiarazioni del ministro Bondi («saranno rispettate le sentenze») e che sembra schierato con l’impresa privata: «Immagino che quanto ha riferito sia il frutto di opinioni personali, non aggiungerei altro». Nessuna replica invece alle recenti dichiarazioni pubbliche dell’ex sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni («il Consiglio di Stato mi ha dato ragione su tutto»). Sanna liquida il problema con una formula di maniera: «Massimo rispetto per le esigenze della stampa, ma a quelle affermazioni mi sia consentito di non rispondere».
I PRIVATI. Il gruppo Cualbu ha annunciato la ripresa dei lavori per lunedì prossimo e una causa civile per ottenere dalla Regione il risarcimento dei danni, la sentenza del Consiglio di Stato gli dà pieno diritto a svegliare i bulldozer e a ricorrere al tribunale. In mancanza di fatti nuovi quindi il cantiere privato riaprirà, mentre resta un punto interrogativo su quello comunale: pende il sequestro giudiziario su una parte dei lavori, quelli per le fioriere divisorie poi diventate muraglie di pietre malgrado il progetto finale non le prevedesse. Per la Procura si tratta di opere abusive, c’è un’inchiesta con due indagati e l’esame dei documenti acquisiti agli uffici della Sovrintendenza non è ancora concluso. Probabile quindi che l’amministrazione comunale scelga di temporeggiare.