DOMENICA, 24 AGOSTO 2008
Pagina 1 - Cagliari
Tuvixeddu, la Coimpresa apre alla Regione «Si convochi il comitato sull’accordo di programma»
ROBERTO PARACCHINI
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CAGLIARI. «Dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato abbiamo chiesto la riunione del comitato di vigilanza per l’accordo di programma. Questa è la sede istituzionale in cui è possibile intervenire sull’accordo. E quindi impostare un dialogo, qualora la Regione ne avesse realmente intenzione», afferma Giuseppe Cualbu, amministratore della Coimpresa (che fa parte del gruppo fondato da Gualtiero Cualbu), società interessata alla lottizzazione integrata su Tuvixeddu: un parco di venti ettari nell’area archeologica e circa quattrocento appartamenti in un’altra parte del colle, a lato di via Is Maglias.
Da oltre un anno e mezzo è in atto un braccio di ferro tra i privati la Coimpresa e la Cocco Costruzioni (per un intervento minore in via Sant’Avendrace), e il Comune, da un lato; e la Regione dall’altro. Sul piatto del contendere c’è il modo di intendere la salvaguardia e la valorizzazione della necropoli punico romana che insiste su Tuvixeddu (la più ampia del Mediterraneo). La questione era stata regolata con un accordo di programma firmato nel 2000, oltre che dalla Coimpresa, dal Comune (che aveva ricevuto dalla società quaranta ettari di terreno e il ridimensionamento di un vecchio debito legato a un contenzioso per dei terreni espropriati in modo irregolare) e dalla Regione. L’accordo prevedeva anche un parco (i cui lavori, appaltati dal Comune, sono fermi per l’intervento della magistratura) e una nuova viabilità, la strada avrebbe dovuto passare anche attraverso il canyon di Tuvixeddu.
Dal gennaio del 2007, però, la Regione è intervenuta con una serie di atti volti a bloccare tutti i lavori e ad allargare il vincolo di inedificabilità a tutto il colle. Poi sia i privati che il Comune hanno fatto ricorso al Tar, che ha annullato il nuovo vincolo. La Regione si è appellata al Consiglio di Stato che ha, però, sostanzialmente convalidato la sentenza del tribunale amministrativo: forti errori procedurali (anche nella costituzione della commissione al Paesaggio, quindi annullata), mancanza di coinvolgimento del Comune e sintomi «di grave eccesso di potere sotto il profilo dello sviamento».
Da parte sua la Regione ha motivato l’intervento, «al di là degli errori procedurali», con la nuova esigenza di una tutela paesaggistica. Il Codice Urbani (la legge del 2004 che regola i beni culturali) ha «infatti, inserito il concetto di bene paesaggistico come valore non commercializzabile». Da qui le azioni volte ad allargare il vincolo a tutto il colle. Nello stesso tempo, secondo l’assessore regionale Maria Antonietta Mongiu (Cultura) «il numero delle tombe momnumentali è aumentato, negli ultimi dieci anni, di circa ottocento unità. E questo dovrebbe permettere di allargare ulteriormente il vincolo». Su questo punto Giuseppe Cualbu precisa che «faceva parte dello stesso accordo di programma lo scavo di tutta un’altra serie di tombe di cui si presumeva l’esistenza, e l’accordo finanziava questi stessi lavori. Inoltre il vincolo, a suo tempo, era stato portato a dieci ettari proprio in previsione di queste nuove tombe di cui si conosceva l’esistenza, anche se non erano state scavate». L’assesore Mongiu sottolinea, però, che è tale la quantità di nuovi reperti monumentali che «il tutto va ripensato. La mia posizione è sempre stata chiara: il privato ha i suoi diritti. Ma il patrimonio archeologico è tale che la Regione deve trovare i soldi ed acquisirlo». L’assessore regionale Gian Valerio Sanna (Urbanistica) anche l’altro ieri, su La Nuova, ha ribadito che la strada del dialogo con la Coimpresa è quella da intraprendere.
Il Comune ha da tempo sollecitato la Regione ad accettare il dialogo, affermando, tramite il sindaco Emilio Floris, che «altrimenti ci si avvita in un contenzioso che rischierebbe di durare decenni». La Coimpresa aspetta la Regione «nella sede istituzionale preposta per il dialogo - ribadisce Cualbu - quella del comitato di vigilanza sull’accordo di programma. Ma mi domando come faccia l’assessore Sanna a dire che il governo dell’isola ha perseguito il dialogo. Innanzi tutto esistono atti formali con cui si porta avanti il “dialogo” e questi non ci sono mai stati. Anzi: nelle precedenti riunioni del comitato di vigilanza, la Regione o non è venuta, oppure tramite l’assessore Sanna ha affermato che era inopportuno ridiscutere l’accordo in quanto era in atto l’allargamento del vincolo e, quindi, il discorso andava spostato. In secondo luogo da parte del governo dell’isola ci sono stati solo tentativi di azzerare il nostro intervento».
Ma ora se la Regione, durante la riunione del comitato di vigilanza, avanzerà delle proposte di compensazione, che cosa risponderà la Coimpresa? «Innanzi tutto non di “compensazione” si dovrebbe parlare, ma di indennizzo, in quanto vi sono dei diritti acquisiti da salvaguardare. Le sentenze ci dicono che la ragione è dalla nostra parte. Noi attendiamo, ma è la Regione che, sino ad ora, ha dimostrato di voler prevaricare e non certo dialogare».