LUNEDÌ, 25 AGOSTO 2008
Pagina 20 - Nazionale
Ppr, la Regione ha sbrogliato l’intricata matassa In settimana un incontro tecnico col Comune
--------------------------------------------------------------------------------
CAGLIARI. La leggina sblocca-cantieri sta per produrre i suoi effetti sull’attività edilizia della città: in settimana Regione e Comune si ritroveranno allo stesso tavolo per un incontro tecnico considerato necessario a chiarire gli aspetti ancora controversi della norma. Poi - come spiega l’assessore regionale all’urbanistica Gianvalerio Sanna - dovrà essere la sovrintendenza a esaminare nel merito le scelte che le amministrazioni hanno fatto per trovare un punto di equilibrio fra l’esigenza di tutelare i beni identitari-paesaggistici e l’urgenza di rimettere in moto le betoniere, minacciate dai continui sequestri giudiziari imposti dalla Procura della Repubblica. La legge stralcio approvata in estate dal consiglio regionale doveva dare una risposta ai numerosi punti interrogativi che gravavano sul settore delle costruzioni. In sostanza si trattava di risolvere un problema apparentemente semplice ma in realtà piuttosto complesso: stabilire quali sono i beni identitari e paesaggistici da tutelare. Problema complesso e centrale, perchè con un Ppr che proibisce di metter su anche un solo mattone a meno di cento metri dai siti considerati di valore storico, una città come Cagliari ha dovuto chiudere nel congelatore una settantina di pratiche di autorizzazione e paralizzare quasi del tutto l’edilizia privata. Non solo: i cantieri di via Caboni e di via dei Falconi sono finiti sotto sequestro e altri sono a rischio di sigilli. Ecco le ragioni di questo pasticcio, che la Regione pensa di aver finalmente risolto e che faceva sorridere di gioia le associazioni ecologiste.
Il piano paesaggistico regionale varato dalla giunta Soru e approvato dal consiglio regionale prevede norme di tutela molto rigorose per i beni paesaggistici e per i beni identitari. Con un riferimento legislativo preciso e inevitabile: il Codice Urbani, una legge dello Stato. Ma quando i comuni si sono trovati ad applicare quelle norme sono nate le incertezze: quali sono i beni da difendere? Le chiese? I nuraghi? I palazzi storici? Sommersi da richieste di chiarimenti in arrivo dai comuni - soprattutto da Cagliari - gli uffici regionali dell’urbanistica hanno suggerito alla giunta di fare qualcosa per sbrogliare la matassa, che appariva intricata persino agli esperti della materia. Così sono partite tre delibere esplicative, compresa una cartografia con l’indicazione dei beni identitari della Sardegna, uno per uno. Sembrava tutto chiaro, invece i problemi veri sono nati proprio su quelle, perchè attorno ai beni esclusi dall’elenco - secondo un’interpretazione - si potrebbe costruire tranquillamente. Non secondo la Procura di Cagliari, che nell’esame dei ricorsi contro le concessioni edilizie presentati da associazioni ecologiste o da semplici cittadini ha scelto di rifarsi soltanto alle norme generali del Ppr. Per una ragione tecnica precisa: solo il Ppr, passato al vaglio e al voto del consiglio regionale, ha valore di norma. Quanto arrivato dopo non riguarda i magistrati. Quindi se un fortino della seconda guerra mondiale non è nell’elenco, bisogna tutelarlo lo stesso in base alle indicazioni generali del Ppr: è un pezzetto di storia. Non è un esempio a caso: è accaduto in via Caboni e in via dei Falconi, vicino al colle di Bonaria, dove è stata la presenza di vecchie garitte militari a bloccare il cantiere di alcuni palazzi-chic. Nel caso di via Gallinara si trattava delle Saline di Stato, per la Magnolia lo stagno del Molentargius. Ma a meno di costruire nel deserto, qualcosa di storico si trova sempre. Insomma, bisognava elaborare un elenco preciso di quello che c’è da tutelare e la Regione ora l’ha fatto: 290 beni, di cui 150 risultano già in sicurezza e 140 da indicare nella cartografia. Non un elenco definitivo - allegato comunque alla legge-stralcio - ma una base di partenza che dovrebbe bastare a sbloccare il caso-Cagliari e ad aprire la strada per coinvolgere nella pianificazione gli altri comuni: «E’ evidente che dovrà esserci la collaborazione da parte dei comuni - avverte l’assessore Sanna - per arrivare a un elenco completo e preciso, questo lo sapevamo fin dall’inizio e la Regione ha lavorato perchè si arrivasse a indicazioni condivise. Ora comunque ci siamo e già in settimana definiremo le cose con il comune di Cagliari. Con la pubblicazione della legge in gazzetta le imprese in regola avranno le autorizzazioni e potranno lavorare».
Ci sarà da fare anche per i legali delle aziende edili che hanno incassato il provvedimento di sequestro del cantiere: dovranno presentare alla Procura le istanze di revoca, poi il magistrato valuterà se esistono le condizioni per riprendere i lavori. Con una legge di riferimento in mano è molto probabile che i due cantieri di Bonaria possano ottenere il via libera da piazza Repubblica: i resti diroccati di alcune garitte dell’ultima guerra mondiale non sembrano classificabili come beni storici da difendere con un vincolo di cento metri. Resterà in piedi quello che è rimasto ma le imprese potranno realizzare gli agognati palazzi. Semmai le associazioni ecologiste potranno discutere, come è stato fatto anche nel passato recente, sull’opportunità di costruire ancora edifici residenziali in una città dove gli appartamenti sfitti sono almeno tremila, mentre altre migliaia di abitazioni attendono interventi di ristrutturazione. Una città da sempre dominata dalle famiglie di costruttori, portatori di interessi forti e riferimento inevitabile per la politica locale. Famiglie che controllano il mercato della casa e di conseguenza anche quello degli affitti.
Forse servirebbero norme per regolare davvero il settore, abbandonato consapevolmente alla speculazione. Per ora invece si riprende a costruire anche attorno ai siti archeologici.